Semi di consapevolezza perché fiorisca il futuro
Buone pratiche.
Possiamo fare di questo “isolamento” una solitudine abitata. Non sentirci abbandonati, ma prenderci cura di noi stessi, anche per quegli aspetti che nella vita ordinaria abbiamo magari dovuto trascurare.
Questo invito è rivolto a tutti, bambini, giovani, adulti e anziani.
Ognuno secondo le sue possibilità. Innanzitutto è essenziale cercare di mantenere una routine quotidiana, organizzare la propria giornata, almeno con delle tappe fisse, a cui possiamo affezionarci: un po' di esercizio fisico in casa, la lettura di un libro, l'ascolto di musica, dedicarsi ad una passione personale.
Importante coltivare le relazioni, in una maniera diversa certo, ma che può rappresentare davvero un'occasione di profondità, di autenticità, in cui l'assenza fisica può aiutarci ad esperire una presenza diversa, più essenziale potremmo dire, priva di alcune sovrastrutture.
Insomma possiamo -se non ora quando?- provare a dire parole mai dette, lasciar parlare il cuore: dire non solo “grazie, prego, per favore, scusa”, ma anche “ho paura, stai con me, aiutami, ti voglio bene,ti penso”. Possiamo anche - perché no? - ricominciare o iniziare a scrivere: oggi ci sono le mail, per poter esprimere quello che proviamo, facendo un esercizio di introspezione.
La scrittura, infatti, ci aiuta a prendere consapevolezza di quello che proviamo, a dare un nome, a vedere le cose con quel distacco che consente una visione più lucida della vita.
Infine, non guardiamo eccessivamente, quasi in maniera morbosa, notizie e aggiornamenti sull'epidemia, basta una volta al giorno e solo da fonti ufficiali.
Questo tempo può davvero diventare un'occasione propizia di cura di noi stessi e delle nostre relazioni, in primis quelle del nostro nucleo familiare.
E' una sorta di quaresima dentro la Quaresima. Perché non considerarla come un tempo di grazia?.
Monica Cornali
Psicologa clinica, tanatologa, scrittrice