Se i costi non vanno fuori controllo, le Olimpiadi sono da sempre un notevole biglietto da visita
L’assegnazione in sé non cambierà il destino del nostro Paese, ma sarà un’ottima carta da giocarsi per migliorare una fetta d’Italia, se verrà giocata bene.
Al di là della scontata affermazione che, se il salto sul carro del vincitore fosse specialità olimpica, l’Italia sarebbe sempre medaglia d’oro, a bocce ferme c’è da chiedersi quale sia il vero valore dell’assegnazione a Milano e Cortina delle Olimpiadi invernali del 2026. E a tal riguardo la faccenda presenta diverse sfaccettature.
Per quanto riguarda gli investimenti e il cosiddetto “effetto Pil”, il discorso va subito correttamente dimensionato. Stiamo parlando di meno di un miliardo circa di euro da investire nei prossimi 7 anni: una cifra esigua rispetto alle dimensioni dell’economia italiana. Né un impianto nuovo di curling o di bob a quattro può far immaginare chissà quali strascichi positivi per il futuro.
Cosa diversa sono il “collaterale” e l’effetto-immagine. Nel primo caso, si tratta dell’impulso che un simile evento darà (presumibilmente) a una serie di opere collaterali che ora troveranno nuova benzina per muoversi. Un esempio: il Cadore e l’Ampezzano sono collegati al resto d’Italia da infrastrutture scarse e sottodimensionate. L’autostrada si ferma appena dentro la provincia di Belluno e da anni si parla di una linea ferroviaria adeguata che colleghi Venezia al Cadore e all’Alto Adige. Vedremo.
Di buono, poi, c’è che gli investimenti si spargeranno su un vasto territorio che va dalla Lombardia al Nordest, e non su un’unica località. E appaiono sulla carta limitati in quantità, ben divisi con i finanziatori privati (alcune strutture saranno poi riutilizzate in altro modo), potenzialmente sotto controllo. Difficile che si ripetano i 20 miliardi di euro spesi da Vladimir Putin per le faraoniche Invernali del 2014 a Sochi, o i 3,5 miliardi di euro di Torino 2006 che pesarono per anni sulle casse comunali del capoluogo piemontese.
Ma qui subentra la seconda questione: l’effetto-immagine. Se i costi non vanno fuori controllo, le Olimpiadi sono da sempre un biglietto da visita che una località porge al mondo intero. Torino nel 2006 cambiò volto; sfruttò l’occasione. È la stessa chance che vogliono sfruttare Milano e il Veneto: il capoluogo lombardo è già oggi una delle mete più frequentate dal turismo internazionale, ma l’ambizione è quella di diventare una delle 10 città che “fanno parlare” il mondo, nonostante le sue relative dimensioni.
Insomma, quest’assegnazione in sé non cambierà il destino del nostro Paese, ma sarà un’ottima carta da giocarsi per migliorare una fetta d’Italia, se verrà giocata bene. Piuttosto si aprono due interrogativi: ancora una volta si assiste a un esempio di Paese a due velocità. E poi: è stato un bene o un male che Roma abbia rinunciato a ospitare i Giochi olimpici del 2024? Pensate che abbinata, con le Invernali al Nord nel 2026!
Ma onestamente: come si può pensare che una città incapace di raccogliere quotidianamente i propri rifiuti e di far funzionare decentemente metropolitana e autobus, sia in grado di vincere una sfida di simili dimensioni? Roma avrà fatto una figuraccia; ma meglio una brutta figura oggi che un disastro di livello mondiale domani.