Scuole superiori aperte. “Decisione definitiva: non si torni indietro. Gli studenti soffrono”
A parlare è Elena Ugolini, preside delle Scuole Malpighi di Bologna, che lunedì ha visto il rientro in classe anche degli studenti delle superiori: “Attenzione soprattutto alle prime e alle seconde: pensiamo a rientri pomeridiani per recuperare relazioni e didattica”
Dopo la sentenza del Tar, anche nel capoluogo emiliano lunedì sono ripartite, in presenza al 50 per cento, le lezioni per gli studenti delle scuole superiori. Lo sciopero indetto da alcuni studenti contro un rientro giudicato ‘non sicuro’ ha convinto meno giovani di quanti preventivabili alla vigilia e così, il 18 gennaio 2021, la scuola è cominciata (di nuovo).
Numero di corse aumentate, impiego di autobus privati anche turistici (altrimenti fermi: Confcooperative Bologna ha suggerito che anche gli autisti di Ncc – noleggio con conducente – mettessero a disposizione i propri mezzi, utili soprattutto nei piccoli centri di pianura e nei numerosi borghi dell’Appennino per favorire la ripartenza, ndr), personale anti-ressa – pattuglie miste personale Tper e Carabinieri – hanno permesso una ripartenza tutto sommato tranquilla per i ventimila studenti delle superiori di Bologna.
“Sono felicissima”. Non nasconde la soddisfazione Elena Ugolini, preside delle Scuole Malpighi, che coprono dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado. “Finalmente lunedì sono tornati in classe anche i ragazzi più grandi: abbiamo aperto al 50 per cento, dunque abbiamo accolto 250 ragazzi. Potendocelo permettere – abbiamo spazi grandi, merito anche dei lavori che abbiamo fatto questa estate – abbiamo deciso di non dividere la singola classe metà in presenza e metà in dad. Le classi che hanno ricominciato lunedì – metà del totale – hanno ricominciato per intero, nessuno escluso. La classe a scuola, è tutta a scuola. La classe in dad, è tutta in dad. Con il corpo docenti abbiamo valutato fosse questa la strada migliore: naturalmente, per chi è a casa in quarantena, anche preventiva, può usufruire della dad”. Il Malpighi include un liceo scientifico, un linguistico, un liceo delle scienze applicate e un liceo sportivo: gli ingressi sono due e si entra in due fasce orarie, alle 7.45 e alle 8.10. “Non abbiamo registrato nessun assembramento, tutto è filato liscio. Tecnicamente noi non abbiamo mai avuto la scuola vuota perché dal 3 novembre le classi dei ragazzi con disabilità avevano comunque proseguito in presenza, come previsto dalla normativa. E si sono sempre svolti a scuola anche i laboratori specifici di indirizzo”.
Gli assenti, sul totale, lunedì erano solo 10: “Un numero fisiologico. Non c’è stato quel fenomeno registrato in altre scuole, di ragazzi che, dopo aver combattuto contro la dad, hanno deciso di combattere la didattica in presenza. Perché? Credo che i ragazzi siano profondamente disorientati, e l’incertezza l’abbiamo comunicata noi. Prima le scuole erano sicure, poi invece erano pericolose. Prima di Natale, sì all’apertura al 75, poi il dpcm decide al 50. Poi a gennaio si stoppa tutto, poi ci sono i ricorsi. Poi finalmente si pronuncia il Comitato tecnico scientifico e Miozzo spiega che le scuole superiori sono sicure, che il rischio lo si corre, invece, tenendole chiuse. Ecco, come possono i nostri ragazzi non essere frastornati? La follia è che c’è chi comincia a pensare che ci sia un diritto a rinunciare a un diritto, quello della frequenza a scuola. Detto ciò, viste le rassicurazione del Cts, sono certa non si tornerà più indietro. Le scuole sono sicure, i trasporti adeguati: ora avanti, convinti e carichi. Diamo indicazioni chiare ai ragazzi. Abbiamo già perso molto tempo, non solo a livello di didattica”.
Ugolini racconta che, entrando in classe, l’impressione forte è stata quella di avere davanti studenti felici: “Certo è comodo fare lezione in casa, infilarsi una felpa sul pigiama. Ma cosa si perdono, così? I ragazzi sanno che le cose importanti costano fatica. Basta scherzare con la tendenza dell’essere umano a ritirarsi, anche solo per pigrizia. Le conseguenze possono essere imprevedibili”. Essere in presenza, vedersi con regolarità anche solo per un giorno, sin dall’inizio, avrebbe fatto la differenza per i tanti ragazzi più fragili che oggi si sentono in difficoltà: “Per i ragazzi il rapporto umano in presenza è un approdo imprescindibile. Io sono molto orgogliosa di come i nostri docenti lavorano in dad – perché la dad non significa fare a distanza le stesse cose che si sarebbero fatte a scuola, ma studiare un nuovo modo di tenere lezione –, ma non c’è dubbio che i ragazzi abbiano bisogno di presenza fisica”.
Ai primi passi di questa nuova ripartenza, Ugolini annuncia la ferma intenzione di dare particolare attenzione “ai più piccoli”, vale a dire agli studenti di prima e seconda superiore: “Abbiamo imbastito un programma per provare a recuperare quanto è stato perso, lo riteniamo un atto di responsabilità nei confronti di tutti. Stiamo pensando, infatti, a rientri pomeridiani per incentivare le relazione e l’attività didattica. Non è vietato nel dpcm, e lo faremo nel pieno rispetto della normativa vigente. In Italia gli studenti dei primi due anni delle scuole secondario di secondo grado sono circa un milione. Un milione di persone che hanno intrapreso un’avventura completamente nuova e che, tra il 3 marzo 2020 e il 18 gennaio 2021, hanno fatto un mese e mezzo di scuola in presenza. Se ci si pensa, è sconvolgente”.
E a proposito del futuro prossimo della scuola, si è anche pronunciata, sulle pagine del Corriere di Bologna, Sandra Zampa, sottosegretario alla Sanità: “Si studi un grande piano di investimenti per recuperare in formazione e sostegno psicologico, prolunghiamo la scuola oltre metà giugno arruolando più insegnanti e coinvolgiamo psicologi e psicoterapeuti. La salute non è solo accesso alle prestazioni o non avere malattie, serve un’idea di salute più olistica: ai ragazzi dobbiamo garantire una crescita armoniosa”.
Ambra Notari