Scuola, guardare avanti. Per guardare avanti in modo efficace, serve voltarsi un momento indietro
Riparte l’economia. Le imprese danno segni di vitalità. Le famiglie cercano nuovi equilibri. La scuola non è da meno.
Stiamo lentamente uscendo dall’emergenza. Anche la scuola fa i conti con una ripartenza all’insegna della speranza che non si ripetano le situazioni di difficoltà che la pandemia ha fatto conoscere a tutti gli istituti del Paese.
E’ vero che ancora resistono situazioni particolari, casi di quarantena, classi in difficoltà: ma la percezione diffusa è quella che si possa guardare avanti con fiducia.
Guardare avanti: questa è la scommessa. Ma come ogni volta, proprio per guardare avanti in modo efficace, serve voltarsi un momento indietro e raccogliere da quel che è passato, il portato delle esperienze, cercando di fare il punto su quanto ci hanno insegnato e, insieme, sui bisogni che hanno fatto emergere.
In primo luogo, questo sguardo all’indietro porta a constatare che i nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno pagato un prezzo carissimo per l’esperienza della pandemia, per la mancanza della scuola in presenza, per le tante, critiche, situazioni che si sono verificate nel momento dell’emergenza.
Si dirà che ben altri prezzi – salati – sono stati pagati da tante categorie che non sono gli studenti: gli anziani che sono morti, i lavoratori che si sono trovati senza mezzi di sostentamento, le famiglie intere che hanno faticato a reggere l’impatto di relazioni troncate, di ricostruzioni faticose e chi più ne ha più ne metta.
Tanti, davvero, sono stati i “fragili”. E i giovani in generali sono stati catalogati piuttosto nel settore dei resilienti, perché più “forti”, capaci di resistere al virus con l’esuberanza fisica dell’età.
Invece, a ben vedere – e lo sanno bene le famiglie che hanno in casa ragazzi e ragazze, in particolare adolescenti, ma non solo – proprio i più giovani sono stati colpiti al cuore. E’ stato tolto loro ciò di cui avevano più bisogno in uno dei momenti più “fragili” dell’esistenza, quello in cui si forma la personalità.
La carenza di relazioni – e la scuola è la più importante palestra in questo campo – di incontri e scontri vitali, fisici, autentici: questo è uno dei portati più importanti con cui bisogna fare i conti oggi, al momento, appunto, della ripartenza.
Ed è un allarme generalizzato, che spazia dalle questioni più varie (e di diverso peso): ad esempio gli avvertimenti di chi sostiene il rischio obesità per i ragazzi che hanno vissuto il lockdown, ma anche quelli di chi mette in guardia da una crescita esponenziale dei fenomeni di cyberbullismo, oppure quelli di chi segnala l’aumento di fenomeni depressivi e di emergenza psichiatrica.
Il fatto è che il terreno cu sui ci muoviamo oggi è costellato di macerie che non possiamo ignorare. La scuola che sta ricominciando non può – e non deve – far finta di nulla. Piuttosto prendere sulle spalle i fardelli pesanti con il coraggio e la competenza che spettano alle tante professionalità messe in campo, contando anche su una rinnovata attenzione pubblica sul sistema scolastico, che ha portato inoltre a stanziare più risorse per l’opera più importante di un Paese: la cura dei suoi giovani, del futuro.
Riparte l’economia. Le imprese danno segni di vitalità. Le famiglie cercano nuovi equilibri. La scuola non è da meno. Guarda avanti – suggerivamo all’inizio – con una consapevolezza della propria importanza che può essere più matura ed efficace facendo tesoro di quel che è mancato.