Scuola e petizioni: in vista della ripartenza, genitori e insegnanti rompono il silenzio
Dopo un mese e mezzo di chiusura, la previsione più credibile è che le scuole non riapriranno prima di settembre. E che, in ogni, caso, sarà una ripresa cauta e graduale. Mentre si immaginano gli scenari e le difficoltà future, si diffondono appelli e petizioni, firmate da migliaia di famiglie
Le scuole non riapriranno prima di settembre: non in Italia, questo pare ormai certo. Riapriranno invece in Francia, in Germania, in Spagna e forse in tutta Europa. Ad ostacolare la riapertura, qui da noi, non c'è solo la particolare diffusione del virus, ma ci sono anche i “peccati originali” delle nostre scuole: la fatiscenza delle strutture, l'affollamento delle classi. Sono soprattutto queste due criticità a imporre una previsione nel segno della prudenza. Tanto da far immaginare scenari come la suddivisione in turni (qualcuno la mattina, qualcuno il pomeriggio, a seconda forse dell'età), o il proseguimento, almeno per alcune attività, della didattica a distanza.
Le famiglie leggono queste ipotesi per il futuro, ragionano sull'impatto che queste avranno e iniziano a rompere il silenzio manifestando perplessità e preoccupazioni, dopo un mese e mezzo di sacrifici e di rinuncia a un servizio e a un diritto fondamentale com'è la scuola: che è istruzione, ma anche socialità e sostegno nella formazione dell'identità e dei valori. E che – oggi è più chiaro che mai - ha bisogno di un luogo fisico in cui svolgersi, di una comunità che si incontra davvero, non virtualmente. Perché se è vero che la crisi e l'emergenza hanno evidenziato tanto le carenze quanto l'importanza vitale del sistema sanitario, lo stesso può dirsi del sistema scolastico: mai come adesso ne sono emerse le criticità e le problematiche, ma anche il ruolo sociale irrinunciabile.
65 mila firme per “Priorità alla scuola”
Così, forti di questa consapevolezza, i genitori e i professionisti della scuola rompono il silenzio e manifestano le proprie idee. Forse lo farebbero in piazza, ma per un po' di tempo non si potrà. Allora lo fanno attraverso petizioni online. La più diffusa, potremmo dire virale, è “Priorità alla Scuola”, che su Avaaz ha già collezionato quasi 65 mila firme in due giorni, indirizzata alla ministra Azzolina da un gruppo di genitori, insegnanti, educatori e operatori della scuola. Un testo lungo e articolato, in cui si afferma chiaramente che “la didattica a distanza non può sostituire la scuola e – per quanto si possano discutere sfumature e specificità – questo vale per tutti gli ordini e gradi di istruzione”.
Si rivolgono alla ministra sei richieste: primo, “bilanciare il diritto alla salute con tutti gli altri diritti fondamentali, fra i quali quello all'istruzione, che non deve essere sacrificato più dello stretto necessario, ma anzi costituire obiettivo primario della ripartenza”, secondo “progettare e organizzare la ripresa delle attività scolastiche in presenza almeno a settembre, e anche prima per i più piccoli”; terzo, “fornire un'informazione tempestiva chiara e aggiornata circa il lavoro di programmazione che il governo sta svolgendo sul tema”; quarto, “pianificare il prima possibile gli accorgimenti per la riapertura di tutte le scuole in sicurezza, anche in relazione alle diverse situazioni sociali ed epidemiologiche”, quinto, “riaprire i servizi educativi facoltativi alla prima infanzia, nidi e materne (l'anno scolastico per loro già correntemente si chiude a luglio), e le scuole primarie, eventualmente con gradualità (dando precedenza alle prime classi); nonché, se la situazione epidemiologica lo consentisse, prevedere, con gli opportuni accorgimenti di distanziamento (eventuali turni ecc.), la conclusione dell'anno scolastico in aula anche per le classi che concludono un ciclo (quinta elementare, terza media e maturità)”; sesto, “lavorare a un piano di riapertura delle scuole e degli asili adeguato ai bisogni dei bambini e degli adolescenti, e un intervento finanziario importante per garantire tutto ciò”.
Diritto all'istruzione e all'educazione per tutti
Accanto a questa petizione, più generica, ce ne sono altre, di cui una specifica sul tema dell'inclusione, particolarmente problematica nella modalità “a distanza”: fin dall'inizio, infatti, anche su queste pagine abbiamo evidenziato come “la didattica a distanza peggiora le diseguaglianze”. Ora, su Change, c'è la “Lettera aperta per il diritto all'educazione e all'istruzione”, indirizzata al presidente della Repubblica, al premier, ai ministri dell'Istruzione e della Salute, al Garante per l'infanzia e ai presidenti delle Regioni. Qui si evidenzia, tra l'altro, come “la chiusura delle scuole si accompagna alla chiusura di centri educativi e socio-assistenziali, lasciando famiglie con minori con disabilità fisica o psichica in condizione di totale solitudine, mettendo a rischio la salute fisica e mentale di migliaia di famiglie”. E si indicano alle istituzioni cinque priorità, rimandando alle richieste già avanzate dall'Allenza per l'Infanzia: primo, “il sostegno economico alle famiglie con figli”; secondo, “il sostegno al sistema integrato di educazione e istruzione per i bambini dalla nascita ai sei anni”; terzo, “il sostegno al sistema scolastico, anche in un’ottica di maggiore inclusione e supporto degli studenti appartenenti ai gruppi più vulnerabili”; quarto, “il rafforzamento del sistema integrato di servizi socio-educativi e socio-assistenziali a livello locale, in particolare durante i mesi estivi”, quinto, “il rafforzamento delle misure di conciliazione tra famiglia e lavoro”.
Su questi temi è al lavoro la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, che in questi giorni ha annunciato misure di sostegno economico (tra cui bonus per i figli fino a 14 anni) e bandi per la realizzazione di centri estivi e altre attività di supporto alle famiglie, da affidare a enti del Terzo settore e associazioni di volontariato, naturalmente nel rispetto delle misure di salute e sicurezza. Su queste possibili novità si attendono maggiori dettagli già nei prossimi giorni.