San Carlo in Padova. Giovani di diverse provenienze danno vita alla cappellina del patronato
In una parrocchia di città, dove spesso si incontrano e si confondono persone di culture diverse, creare una comunità che si identifichi come tale non è semplice
E se un giorno si vedono giovani e meno giovani, italiani e stranieri, che collaborano alla realizzazione di una cappellina all’interno del proprio centro parrocchiale, significa che qualcosa di buono è già stato fatto. È quanto è avvenuto nella parrocchia di San Carlo Borromeo a Padova, dove, nelle scorse settimane, diversi volontari si sono rimboccati le maniche e hanno demolito una parete del centro parrocchiale per ampliare una stanza da destinare a luogo di preghiera. «È un gesto che ha un significato molto più profondo dell’aiuto materiale – spiega il vicario parrocchiale don Diego Cattelan – Significa che questi giovani stanno contribuendo a realizzare un luogo che sentiranno come proprio perché opera delle proprie braccia, all’interno di una struttura nella quale si sentono accolti e che frequentano volentieri». Il centro parrocchiale è aperto tutti i giorni per tutto il giorno e offre 200 postazioni studio che vanno a ruba, tanto che alcuni studenti occupano gli spazi della canonica. Saranno proprio i giovani a lavorare per realizzare la “loro” cappellina, una stanza dagli arredi semplici, priva dell’altare perché non adibita alla celebrazione delle messe e predisposta come luogo di preghiera e raccoglimento. «Così – riflette don Cattelan – i nostri giovani avranno anche la possibilità di interrompere gli studi di tanto in tanto per fermarsi a incontrare il Signore».