Ritorno a scuola, cosa rischiano i nonni? Tre consigli per proteggerli
Parla Giancarlo Isaia, geriatra e docente presso l'Università di Torino: “Il ritorno tra i banchi rappresenta un rischio che dobbiamo correre. Ma attenzione ai contatti con i nonni: se sono fragili, occorre la massima attenzione. In ogni caso, vitamina D, aria aperta, evitare contatto fisico e mascherina, quando serve”
Che la riapertura delle scuole produrrà un aumento dei contagi è inevitabile: nonostante le attenzioni, le accortezze e le regole che stanno dando da fare a dirigenti e docenti, il virus in qualche modo e in qualche misura entrerà e circolerà nelle aule. Ma non saranno i bambini e i ragazzi a farne le spese: “Dobbiamo tornare a parlare di anziani, a dir loro come proteggersi, ora che i ragazzi, magari i loro nipoti, riprenderanno a frequentare assiduamente i propri coetanei, com'è giusto che sia”. Giancarlo Isaia, geriatra e docente presso l'Università di Torino, è convinto che le scuole debbano riaprire, pur nella consapevolezza dei rischi che questo comporta: “I bambini e i ragazzi devono assolutamente andare a scuola: se non glielo permettessimo, produrremmo un enorme danno culturale. Questo farà circolare il virus non c'è dubbio, ma sappiamo che i bambini non sono colpirti da effetti importanti: in altre parole, per loro non è un problema essere infettati. Il problema nasce se, una volta infettati e probabilmente asintomatici, il pomeriggio incontreranno i nonni, come spesso accade nel nostro Paese. E' questo un grande problema di cui, in questo momento, dobbiamo occuparci”.
Teme una nuova ecatombe tra gli anziani?
“Non posso escluderla con certezza, ma ritengo l'esperienza che abbiamo maturato in questi mesi e le misure di prevenzione che abbiamo adottato e ancora adotteremo ci permetteranno di contenere il contagio e i suoi effetti peggiori. Sicuramente, dobbiamo in questo momento tornare ad essere attenti, specialmente con gli anziani, come lo eravamo prima dell'estate, quando siamo tornati ad incontrarli.
Quali precauzioni suggerisce?
Innanzitutto la vitamina D: l'esperienza fatta finora ha dimostrato che stare all'aria aperta o, se questo non è possibile, assumere vitamina D, ha un buon potere di prevenzione. Viceversa, persone che vivono in comunità chiuse, come Rsa o carceri, raramente esposti ai raggi solari, presentano una carenza di vitamina D e si ammalano più facilmente. Per quanto riguarda in particolare i nonni, sarebbe preferibile che incontrassero i loro nipoti all'aperto, dove ritengo che i rischi di contagio siano quasi pari a zero, a meno che non ci siano assembramenti. Occorre però distinguere tra nonni fragili e nonni in buona salute: nel primo caso, suggerisco di evitare il più possibile il contatto con i nipoti, almeno fin quando non verificheremo gli effetti della riapertura della scuola. Nel caso in cui invece i nonni siano in salute, i rischi sono inferiori, perché anche se dovessero contagiarsi hanno buone probabilità di affrontare positivamente il virus. Consiglio comunque di evitare contatti fisici e, laddove la distanza sia molto ridotta, utilizzare la mascherina. Raccomando poi di areare molto gli spazi e, ripeto, stare il più possibile all'aria aperta.
Un anziano che esce di casa, quali attenzioni dovrà aver?
Se è all'aperto, ripeto, i rischi sono minimi. Ho pazienti che girano con la mascherina abbassata e la sigaretta in bocca. Voglio ricordare che ogni anno il fumo uccide 40 mila persone, mentre il Covid ne ha uccise finora 35 mila. Se però gli anziani sono al chiuso, soprattutto in presenza di ragazzi, usare la mascherina è d'obbligo.
Anche nelle Rsa, con le nuove indicazioni dell'Iss, le regole si sono allentate: un rischio?
Un rischio sicuramente, che però dobbiamo correre,perché non possiamo tenere questa persone agli arresti domiciliari, come è stato necessario fare. Ma è una condizione inumana, per cui è giusto allentare i vincoli, sempre naturalmente con le dovute accortezze: per intenderci, mascherine e niente abbracci.
Chiara Ludovisi