Riprendiamo i contatti. Il coronavirus fa sì che occorra reinventarsi gli incontri e le attività con i coetanei
La priorità ora è “raggiungersi” e farsi compagnia per trascorrere insieme questo momento faticoso.
I confini della quotidianità si restringono come un golfino sottoposto a un lavaggio sbagliato. La casa diventa il rifugio sicuro per eccellenza, ma anche una gabbia dove in alcuni momenti sale l’insofferenza. Soprattutto in questi giorni ai nostri ragazzi mancano gli amici, i “morosi”, la socialità di gruppo.
Occorre reinventarsi gli incontri e le attività con i coetanei. I mezzi, per fortuna, non mancano e inaspettatamente la tanto vituperata tecnologia diventa unica ancora di salvezza e versatile alleata. Così il contatto non viene meno e, che sorpresa!, diminuiscono i selfie, le pose sui profili social. Aumentano le fotografie che ricordano i momenti di svago trascorsi spensieratamente o immagini affettive legate al passato e, soprattutto, i vari social vengono utilizzati per realizzare una comunicazione immediata e capace di veicolare contenuti emotivi. Meno urgente e fuori luogo la necessità di “filtrarsi”, o di lanciare in rete una immagine da “copertina”. I tik tok video o i tik tok challenge seguono tendenze inaspettate. La priorità ora è “raggiungersi” e farsi compagnia per trascorrere insieme questo momento faticoso.
Perciò tra gli adolescenti crescono i collegamenti di gruppo in videochiamata per chiacchierare, studiare assieme, organizzare giochi e allenarsi. L’uscita del sabato sera diventa virtuale e insieme si riesce addirittura organizzare la visione di un film o di una serie su Netflix.
I confini dei rispettivi rifugi, quindi, possono essere valicati in qualche modo. Certo la reclusione non è facile per i teen ager. I più fragili fra loro stanno accusando psicologicamente l’isolamento, soprattutto all’interno dei nuclei familiari dove le relazioni interpersonali erano già critiche, o in quei casi in cui erano già presenti degli stati di sofferenza interiore.
Questa pandemia ci sta mettendo a dura prova, è davvero un momento tragico e terribile per il nostro Paese. Al contempo, però, ci offre l’opportunità di riscoprirci e reinventarci. In particolare, ai nostri giovani sembra arrivare quel messaggio che non riusciva a penetrare la loro cortina di isolamento tecnologico. Ora la tecnologia resta, ma è il suo utilizzo che cambia. Asseconda l’istinto sociale e la sete di scambi. Il dato deve indurci a riflettere. Probabilmente, senza rendercene conto, eravamo giunti a uno stato di saturazione fatto di obblighi, impegni, orari, appuntamenti, obiettivi da raggiungere. In questi ultimi anni abbiamo rovesciato sui nostri figli lo stress di una vita frenetica e frustrante e li abbiamo tramortiti in una gestione disumana del tempo. La misura veloce del tempo quotidiano assecondava progetti e organizzazioni familiari in cui i nostri ragazzi sono stati tirati dentro, senza aver avuto la possibilità di capirne neppure a fondo i meccanismi.
Ora improvvisamente siamo tutti nella palude dell’attesa e i nostri figli sono con noi. Dobbiamo per forza prenderci cura di questa “asincronia” collettiva rispetto al ritmo lento, alla pacatezza, al vuoto. Al contempo dobbiamo infondere coraggio e contenere la fragilità dei più giovani fra noi.
La ricerca della relazione interpersonale è il primo step verso un restyling interiore. Attraverso il rispecchiamento emotivo con gli altri – quanto ci è mancato in questi anni?! – e il confronto introspettivo possono essere innescati nuovi processi. Ancora una volta nella storia dell’umanità, la sventura e il dolore recano la spinta a rigenerarsi e ricominciare, soprattutto attraverso le nuove generazioni.
Non dimentichiamo, in questi giorni, di guidarli, ma di stare anche un passo indietro rispetto alle loro iniziative. Lasciamoli pensare e cercare spontaneamente i coetanei, lasciamo loro il tempo di sedimentare il tempo nuovo e di tornare a mettere mattoncini preziosi nella costruzione della propria identità.