Referendum: padre Occhetta, “è un dovere morale partecipare ai referendum sulla riforma della giustizia”
“È un dovere morale partecipare ai referendum sulla riforma della giustizia e scegliere secondo coscienza ciò che aiuta a rendere la magistratura non una casta ma un servizio da rendere a chi chiede giustizia”.
Lo scrive padre Francesco Occhetta, sul numero di giugno del mensile Vita Pastorale (Gruppo Editoriale San Paolo) dove, partendo dalla citazione dei versi del canto X del Purgatorio della Divina Commedia di Dante Alighieri e finendo con la memoria di Rosario Livatino, il primo magistrato Beato, ricorda l’intervento di Papa Francesco all’udienza con il Csm dell’8 aprile scorso, quando li ha esortati contro “le lotte di potere, i clientelismi, le varie forme di corruzione, la negligenza e le ingiuste posizioni di rendita”. “La riforma Cartabia prevede l’aumento a trenta dei consiglieri del Consiglio superiore della magistratura (Csm), una nuova legge elettorale, novità nelle regole per arginare le correnti, l’incompatibilità tra politica-magistratura, la separazione delle funzioni e la riduzione dei fuori ruolo. Rimane un però: la credibilità della magistratura non può esaurirsi in una riforma, accelerata dagli scandali come quelli delle nomine pilotate ai vertici di alcuni uffici giudiziari e dalla perdita di fiducia dei cittadini”. Queste le parole di padre Occhetta che precisa come la Costituzione italiana affidi alla magistratura di amministrare la giustizia “in nome del popolo”, per questo “Il popolo chiede giustizia, e la giustizia ha bisogno di trasparenza e verità, fiducia e lealtà, purezza di intenti e bene comune”. Ancora una volta ricorda le parole di Bergoglio quando invitava i magistrati ad ascoltare il grido di chi non ha voce e subisce un’ingiustizia, per trasformare il potere ricevuto in servizio a favore della dignità della persona umana e del bene comune, aggiungendo la misericordia ad uguaglianza, giusta proporzione ed imparzialità.