Per un’altra strada. L’obiettivo del dialogo mentre continua l’aggressione della Russia all’Ucraina
Un esame di coscienza si impone e doverosa è la ricerca di un dialogo tra le parti perché la speranza non è morta.
“Siamo davanti a una complessità che ci chiede di affrontare un nuovo disordine mondiale che sta creando un innalzamento della tensione internazionale. A causa della scarsità di grano e dei conseguenti gravi problemi alimentari per milioni di persone, sono prevedibili in termini di pressione migratoria. E che dire delle conseguenze della scarsità ecologica? È difficile pensare che questa destabilizzazione rafforzi le richiesto democrazie”. Padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà cattolica”, inserisce questa considerazione nel commentare nei giorni scorsi la conversazione del 19 maggio di papa Francesco con i direttori delle riviste culturali dei Gesuiti, Colloquio che ha riguardato anche la guerra della Russia all’Ucraina.
Non ci sono giustificazioni di sorta per un atto di brutale aggressione che non accenna a diminuire, padre Spadaro riprende e rilancia l’invito del Papa a capire quello che sta accadendo, a conoscerne le cause per non limitarsi a “dividere il mondo in buoni e cattivi usando lo schema di Cappuccetto Rosso”. Cioè lo schema dei buoni e dei cattivi.
È un esercizio impegnativo quello che il Papa affida alle riviste culturali e indirettamente a tutti ma è un esercizio necessario per far fronte a una deriva di semplificazione, frettolosità e sentenze sommarie.
La fatica di studiare e di approfondire non è una fatica in più, non attenua la condanna del male ma offre strumenti efficaci perché la forza della ragione sconfigga la ragione della forza.
Padre Spadaro cita una recente intervista in cui il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, così si era espresso: “Per la guerra in Ucraina provo un rammarico profondo e anche un senso di colpa: non abbiamo fatto abbastanza in passato per evitare che questo accadesse. Putin ha sbagliato tutto ma io avverto il peso di un fallimento europeo e dell’intero Occidente”.
In effetti ci sono stati segnali premonitori prima e dopo gli accordi di Minsk (2014), disattesi da entrambe le parti, sulla tensione nel Donbass, segnali che l’Occidente non ha saputo cogliere per avviare un percorso politico e diplomatico almeno come tentativo per scongiurare una tragedia, per non lasciare la parola alle armi.
Un esame di coscienza si impone e doverosa è la ricerca di un dialogo tra le parti perché la speranza non è morta. La strada non può però essere quella dei buoni e dei cattivi suggerita dallo schema della favola di Cappuccetto Rosso. Cercare e percorrere un’altra strada, quella indicata da papa Francesco, è difficile ma possibile, quindi è doveroso.