Papa Francesco nel ricordo del portavoce argentino. Padre Marcó: “Quando Bergoglio salvò una mamma dalla depressione”

Padre Guillermo Marcó, per nove anni portavoce del cardinale Bergoglio a Buenos Aires, è venuto a Roma per i funerali di Papa Francesco. Ricorda un uomo capace di grande ascolto, serenità nelle prove e un senso dell’umorismo profondo e discreto: “Mi ha insegnato a prendere la vita con gioia”

Papa Francesco nel ricordo del portavoce argentino. Padre Marcó: “Quando Bergoglio salvò una mamma dalla depressione”

“Quando aveva appena assunto l’incarico di arcivescovo, mi invitò a pranzo, un gesto per nulla consueto, dato che non era solito pranzare fuori. In quell’occasione mi disse: ‘Guarda, io non voglio avere rapporti diretti con i giornalisti. Non so fare un’intervista, mi mette a disagio. Perciò inventa qualcosa’”. Quell’invito fu per padre Guillermo Marcó l’occasione per riflettere e proporre la creazione di un ufficio stampa e di una figura di portavoce, incaricata di mantenere il rapporto con i media, lasciando a Bergoglio soltanto le espressioni pubbliche, come le omelie, e gli incontri con le persone. Padre Marcó ha collaborato con il cardinale Jorge Mario Bergoglio per circa nove anni, dal 1994 al 2003, accompagnandolo nelle sfide della comunicazione e della vita pastorale. In questi giorni è giunto a Roma per partecipare ai funerali di Papa Francesco, portando con sé il ricordo di un pastore profondamente umano:

“Jorge Mario Bergoglio possedeva una qualità peculiare: era capace di occuparsi di questioni di altissima importanza, senza per questo perdere la cura del dettaglio o l’attenzione verso la singola persona”.

Un episodio particolarmente significativo riguarda una madre che aveva perso il figlio per suicidio: “Sebbene non la conoscesse, venne a sapere della sua situazione e volle chiamarla personalmente. Recentemente, questa donna mi ha confidato che quel gesto inatteso le aveva letteralmente salvato la vita: ‘Mi ha strappato alla depressione’, mi ha scritto”.

“Sì, certamente: la sua straordinaria serenità”, risponde padre Marcó alla domanda su come il cardinale Bergoglio affrontasse le difficoltà. “Quando il giornalista argentino Horacio Verbitsky pubblicò articoli accusatori sul suo presunto operato durante il periodo della dittatura, lui reagì sempre con assoluta calma. Mi disse: ‘È la leggenda nera. La porterò con me per tutta la vita’.” A dimostrazione della sua trasparenza, Bergoglio volle anche mostrare a padre Marcó il suo archivio personale: “Custodiva corrispondenze che documentavano i fatti di quel tempo”. La capacità di mantenere la pace interiore, anche nei momenti più ostili, senza cedere all’amarezza o alla reazione aggressiva, colpì profondamente il suo collaboratore. Nella vita quotidiana, lontano dagli eventi pubblici, il cardinale mostrava lo stesso stile di profonda umanità:

“Era un uomo di grande silenzio e di profonda capacità di ascolto. Quando qualcuno gli si presentava con un problema, non poneva molte domande; si limitava ad ascoltare e ad accompagnare. Quando si era in sua presenza, non esisteva altro: il cellulare era spento, nessuna interruzione era ammessa. Si percepiva che, in quel momento, la questione che si stava trattando era l’unica veramente importante”.

“Se dovessi raccontare ai fedeli italiani un tratto meno conosciuto di papa Francesco”, prosegue padre Marcó, “sceglierei il suo senso dell’umorismo, che era più vivo nella sfera privata che in quella pubblica. Gli piaceva molto ridere, spesso prendendo bonariamente in giro le persone con cui aveva confidenza, secondo un’abitudine tutta argentina”. Ricorda come, dopo aver ricevuto gli aggiornamenti quotidiani, Bergoglio trovasse sempre un motivo per sdrammatizzare:

“Problemi che a me sembravano insormontabili, a lui sembravano pretesti per sorridere”.

Questa capacità di affrontare la vita con gioia e leggerezza, senza cadere nella superficialità, “era una nota profondamente autentica della sua personalità, nascosta ai più ma decisiva nel definire la sua umanità”. Per padre Marcó, “questa sua capacità di sorridere e di ridere delle difficoltà è una delle eredità più belle che ci lascia: un modo profondamente cristiano di attraversare la vita, senza perderne mai la fiducia e la bellezza”.

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Fonte: Sir