Padre Ezechiele Ramin. Consumato dall’ansia per la giustizia e dalla sua impotenza. L'anniversario della morte il 24 luglio
Il 24 luglio 1985, alle 12, padre Ezechiele Ramin cadeva vittima di un’imboscata preparata da uomini assoldati e armati dai latifondisti. Aveva 32 anni. Venne condannato a morte con l’accusa di essersi schierato dalla parte sbagliata, quella dei poveri, dei “senza terra”.
La notizia del martirio di Ezechiele si diffuse con una rapidità sorprendente: «Il popolo, il suo popolo, raccolse il corpo dell’amato pastore e lo pianse, come un figlio piange la morte del proprio padre. Erano contadini, operai, donne, uomini e bambini, che sapevano già chi avevano perduto». Padre Ramin era nato a Padova il 9 febbraio 1953. Aveva frequentato le superiori al collegio Barbarigo dal 1964 al 1972. Proprio qui prende coscienza della miseria in cui viveva una gran parte dell’umanità. Per questo organizza, sempre a Padova, il gruppo locale di “Mani Tese” in favore degli ultimi e dimenticati. Alla fine del liceo decide di entrare tra i missionari comboniani. Nella formula dei voti perpetui, pronunciati il 18 maggio 1980, Lele si apre a Dio pregando: «Padre buono, tu mi hai creato, mi hai chiamato al tuo servizio per andare tra i più poveri. Tu mi hai fatto vivere tutti questi anni perché ti riconoscessi come il Dono della mia vita». Ezechiele era uomo coerente con la scelta per i poveri. Aveva preso particolarmente a cuore la causa degli indios e dei contadini senza terra. Tra le sue letture giovanili un autore lo aveva attratto: Dietrich Bonhoeffer, il teologo protestante che aveva militato nella resistenza antihitleriana e le cui lettere dalla prigione lo avevano conquistato, orientando molte delle sue scelte. La prospettiva della morte violenta era inscritta tra le possibilità del suo essere e consumarsi per gli altri. In un’omelia aveva fatto sue le parole di Bonhoeffer: «Solo chi alza la sua voce contro l’ingiustizia, può annunciare il Vangelo». Denunciando l’ingiustizia era però consapevole di rischiare la vita. Ezechiele era consumato dall’ansia per la giustizia e dalla propria impotenza di fronte a essa: «Fa male al cuore vedere tanta ingiustizia e sapere di poter fare così poco». Il 28 luglio 1985, Giovanni Paolo II chiese una preghiera per padre Ezechiele e aggiunse: «Voglio ricordare i fedeli ai quali il giovane missionario dedicò le sue energie per aiutarli a sconfiggere la povertà e l’ingiustizia, senza violenza, attraverso la via evangelica dell’amore, della pace e del rispetto per la dignità di ogni uomo».
Lele Ramin, a San Giuseppe messa il 24
Come ogni anno, nella sua parrocchia di origine – San Giuseppe in Padova – viene celebrata una messa in suo ricordo. Appuntamento mercoledì 24 luglio alle 19; presiede Teresino Serra, già superiore generale dei missionari comboniani.
padre Teresino Serra
già Superiore Generale dei Comboniani