Opera Casa Famiglia. Luogo di “semina”: i frutti verranno con il tempo
Mettersi al fianco e accompagnare le ragazze. Questo è lo spirito di tutte le persone che collaborano con l’Opera casa famiglia di Padova, fondazione della Diocesi di Padova.
«Sentiamo la responsabilità – spiega la presidente Benedetta Castiglioni – di prenderci cura e accompagnare le persone che ospitiamo, anche perché il disagio abitativo si accompagna spesso ad altre forme di difficoltà. Il nostro accompagnamento passa, anche, attraverso piccoli gesti concreti e significativi come l'ascolto o la presenza fisica. Perché per noi è importante la persona e non tanto, o non solo, il tetto che le offriamo».
Nel lavoro dell’Opera casa famiglia c’è quindi un’attenzione costante al voler cercare di conoscere le ragazze, non tanto per ciò che sono nel momento in cui arrivano in comunità, ma per ciò che diventano con il tempo e per ciò che potranno diventare nel futuro. La comunità è uno spazio che fornisce gli strumenti per guardare a sé e agli altri da un nuovo punto di vista. Lo sforzo di chi lavora nell’Opera è quello di restituire alle persone la possibilità di incidere sulla propria vita educandole alla libertà e alla responsabilità nelle scelte.
Da gennaio 2016 sono due le sedi a Padova in cui gli operatori fanno accoglienza: quella storica in via Nino Bixio, vicino la stazione ferroviaria, dove vengono accolte le ragazze maggiorenni; l’altra in via Tre Garofani (nel territorio della parrocchia di Madonna Pellegrina), dove ha sede la comunità educativa che accoglie ragazze dai 13 ai 18 anni. Queste minorenni sono seguite da educatori qualificati e in formazione continua che lavorano in équipe con la collaborazione di consulenti – psicologi, psichiatri ed educatori – che verificano l’efficacia e la sinergia d’intervento delle diverse strategie pedagogiche messe in atto.
«Il lavoro di accompagnamento – conclude la presidente – dà esiti in tempi lunghi, e spesso molto al di là di quanto immaginiamo. L'Opera casa famiglia resta un punto di riferimento per queste ragazze anche dopo l’uscita dalla comunità, perché il tempo trascorso da noi rappresenta un momento della vita in cui ci si è sentiti "voluti bene". Noi seminiamo oggi e il raccolto arriva con il tempo».
Ogni ragazza un progetto ben monitorato
Il progetto per ciascuna minore viene monitorato da un’équipe, che si incontra ogni settimana per confrontarsi su questioni di tipo organizzativo o legate a specifici fronti. Attraverso un confronto costante sulle problematiche educative e relazionali, da parte del gruppo di lavoro, «è possibile raggiungere e monitorare l’unità educativa che contiene e rassicura le ragazze», spiega Benedetta Castiglioni.
Opera casa famiglia: dal 1964 accanto alle ragazze
L’Opera casa famiglia fu istituita canonicamente come fondazione di religione l’11 febbraio 1964. Ma le sue origini affondano le loro radici negli anni Venti del secolo scorso, quando era parte dell’Associazione cattolica nazionale per la protezione della giovane (Acisif). È però nel 1964 che la comunità inizia ad avere la sua sede in via Nino Bixio 4 a Padova. Da allora la comunità ha subito molti cambiamenti, passando da casa alloggio per offrire ospitalità a lavoratrici e studentesse italiane e straniere a comunità alloggio per ragazze adolescenti e maggiorenni. Allontanate dal contesto d'origine dei conflitti, e sostenute dai volontari e dagli esperti, le ragazze possono ripercorrere la loro storia e iniziare un’azione riparativa dei loro vissuti, costruendo un progetto di rientro in famiglia o di vita autonoma.
Un percorso centrato sull’autonomia
Ogni nuovo inserimento viene attuato dopo uno o più incontri tra la responsabile e i servizi sociali che hanno fatto la richiesta, per valutare se l’Opera casa famiglia è in grado di rispondere alla domanda dei servizi sociali, ai bisogni della minore e se il gruppo già esistente può accogliere un nuovo elemento. L’obiettivo è favorire un percorso evolutivo della persona accolta centrato sulla sua autonomia.