Non solo sulle spalle: il peso dei libri di scuola. Quanto costa l'istruzione
A pochi giorni dallo squillo della prima campanella entrano nelle nostre case pile e pile di testi scolastici che i ragazzi sfogliano curiosi e un po’ intimoriti.
A tutti gli effetti sono oggetti preziosi visto che pesano non poco sui bilanci familiari appesantiti anche dalla spesa del materiale richiesto dalle scuole: quaderni, strumenti per il disegno, vocabolari e zaini capienti. Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Osservatorio nazionale di Federconsumatori la spesa per il corredo scolastico quest’anno ammonterà a circa 647 euro per ciascun alunno, con un incremento del 6,6 per cento rispetto al 2023, e un rincaro, per i libri, superiore all’inflazione. «Non è assolutamente così, siamo ben al di sotto della soglia di inflazione – sottolinea Antonio Zaglia, rappresentante dell’associazione librai Ascom del Veneto e titolare della Gregoriana di Este – Certamente le case editrici hanno un po’ aumentato i prezzi dei libri ma non ci sono state impennate significative. Credo che certi allarmismi di fine agosto servano davvero a poco e che se si volesse davvero aiutare le famiglie si dovrebbe agire per tempo come associazioni: le liste dei libri vengono approvate nei consigli di classe in primavera e poi pubblicate sui siti delle scuole. Ci sarebbe tutto il tempo per intervenite in modo più efficace se ci fosse davvero l’interesse a farlo». Il dato raccolto da Federconsumatori è comunque da considerarsi una media nazionale e, calato sulle scuole del territorio risulta piuttosto alto, a nostro avviso, ma non molto lontano dalla realtà, specie se nel corredo completo si includono articoli di cartoleria dai marchi costosi. I dati che abbiamo raccolto ci dicono che per un ragazzo che inizia la prima media una famiglia dovrà affrontare una spesa, per i soli testi, che si aggira intorno ai 350 euro. La cifra supera il tetto di spesa indicato dal ministero per la secondaria di primo grado, ma le scuole aggirano la norma indicando in lista alcuni testi come libri di approfondimento e dunque, non obbligatori, ma che di fatto lo sono, altrimenti alcune materie curriculari risulterebbero sprovviste di manuale. «Anche qui – insiste Zaglia – sono dodici anni che il ministero ha bloccato i tetti di spesa dei libri: gli insegnanti delle medie devono scegliere libri entro i 300 euro. Nel frattempo, però, i costi dei testi sono aumentati e, per quanto i professori tentino di scegliere libri convenienti, alcune materie rimangono scoperte ed ecco che nelle liste compaiono i libri facoltativi ma obbligatori. Il ministero dovrebbe agire sulle case editrici, come ha fatto per il comparto della scuola primaria, stabilendo dei prezzi bloccati, anziché investire i docenti di questa responsabilità». Per le secondarie di secondo grado la spesa aumenta, specie al primo anno e al terzo. Una scorsa veloce alle liste di alcuni istituti della nostra Diocesi ci permette di osservare come ci siano lievi differenze tra un indirizzo e un altro. L’importo totale per un primo anno al liceo classico Tito Livio di Padova si aggira intorno ai 400 euro per 13 testi acquistati; si sale a 480 per una classe prima del liceo scientifico Galileo Galilei di Dolo con 18 testi; spendono 313 euro, invece, gli alunni del biennio dell’istituto tecnico industriale Antonio Meucci di Cittadella, indirizzo elettronica, che acquistano 14 testi. La maggior parte dei testi del biennio saranno in dotazione solo i primi due anni, quindi il primo anno del triennio le famiglie torneranno a spendere cifre importanti. Per una classe terza dell’istituto professionale statale G.B. Garbin di Thiene la spesa prevista è di 233 euro per i testi obbligatori, si sale a 335 aggiungendo i facoltativi, per un totale di 12 libri; la cifra sale per una terza classe del liceo artistico Corradini di Este che per l’indirizzo architettura e ambiente prevede una lista di 12 libri e una spesa di 400 euro totali che scende a 256 se si acquistano solo i testi obbligatori e si utilizzano alcuni testi del biennio. Cifre importanti per le famiglie che, però, ricadono poco sul tessuto economico locale. Secondo uno studio realizzato dall’Osservatorio delle librerie, dall’Associazione librai italiani in collaborazione con Format Research, cala infatti la fiducia delle librerie indipendenti in relazione all’andamento della propria attività economica. Guardando nello specifico ai negozi che vendono libri scolastici, si rileva che, stando almeno alle libraie e ai librai interpellati, la redditività del servizio sarebbe peggiorata, così come la qualità del sistema di distribuzione e il livello di concorrenza.
Quali forme di risparmio adottano le famiglie? In cima alla lista delle diverse strategie messe in campo dalle famiglie c’è sicuramente la scelta di acquistare libri usati. Non sempre è possibile, perché le case editrici aggiornano di frequente le edizioni in commercio in modo da scalzare il più possibile questo mercato, ma, soprattutto per la secondaria di secondo grado, il mercato dell’usato può essere un buon modo per abbassare i costi. E se un tempo ci si poteva rivolgere solamente alle cartolibrerie che storicamente si occupavano di comprare e rivendere l’usato, oggi è entrato in questa partita anche il Libraccio, con un portale nazionale che spedisce in tutta Italia, e Amazon, segnale che la domanda è forte e il giro d’affari interessante. Chi vende i libri può ricavarne in media fino al 50 per cento del prezzo di copertina, soprattutto se usa il ricavato per comprare altro usato dallo stesso rivenditore. Certo il negozio di quartiere o il libraio indipendente garantisce un servizio non da poco: è possibile visionare i libri prima dell’acquisto, per non trovarsi con un testo sbrindellato e iper-sottolineato già il primo giorno di scuola. «Non solo – sottolinea nuovamente Zaglia – rispondiamo dell’integrità del libro in modo totale e cioè che sia provvisto di tutti i fascicoli, eventuali cd e codici di attivazione per il formato elettronico. Un servizio che l’e-commerce non può offrire».
Lo sconto impossibile per i piccoli esercenti Il colosso dell’e-commerce è molto competitivo e riesce a scontare i testi in adozione del 15 per cento, cosa impossibile per un piccolo libraio visto che i grossisti da cui si rifornisce arrivano a fare a lui degli sconti tra l’8 e il 10 per cento. Ciò significa che il suo ricavo è davvero risicato: ripensando alle cifre viste prima, su un corredo di 300 euro il libraio ne intasca al massimo 30, una cifra minima se consideriamo il servizio di assistenza al cliente, i viaggi dal rivenditore per recuperare i testi che arrivano a singhiozzo e la dedizione con cui a volte occorre rintracciare i libri introvabili. La grande distribuzione è l’altro forte competitor del piccolo esercente di paese: Alì, Coop, Conad, Carrefour e Esselunga gestiscono, attraverso i propri siti internet, ordini di testi scolastici in tutta Italia e garantiscono uno sconto del 15 per cento in buoni spesa. Ma il cliente si deve arrangiare a ordinare.
Il bonus scuola e bonus libri della Regione Veneto Il bonus scuola è il contributo regionale per le spese, superiori a 200 euro, sostenute nell’anno scolastico per tasse, rette, contributi di iscrizione e frequenza dell’istituzione. Va richiesto alla fine dell’anno scolastico con apposita domanda compilata via web e presentando l’Isee del nucleo familiare. Il bonus libri, invece, è un contributo rivolto alle studentesse e agli studenti residenti in Veneto che nell’anno scolastico 2024-2025 frequenteranno una scuola secondaria di secondo grado e che appartengono a un nucleo familiare con Isee 2023 da zero euro a 15.748,78 euro. Sono sempre escluse le spese per l’acquisto di dizionari, strumenti musicali, materiale scolastico e dotazioni tecnologiche. Per chiarimenti relativi alla compilazione e alla spedizione delle domande è possibile consultare il sito della Regione Veneto al seguente link: www.buonolibri.collaudo. regione.veneto.it
La dedizione del piccolo libraio... non paga
Con la possibilità di scontare i testi in adozione del 15 per cento, la Grande distribuzione organizzata ed e-commerce sono i competitor delle piccole librerie. Su una spesa di 300 euro, per esempio, il libraio guadagna solo 30 euro.