“Non c'è fase 2 senza riapertura dei servizi per le famiglie”
La testimonianza di Giuseppe Bruno, presidente del Gruppo cooperativo Cgm, di cui fanno parte 58 consorzi territoriali, oltre 700 cooperative e imprese sociali e 50mila lavoratori. “Circa il 50% delle nostre cooperative è ferma: ora servono creatività e coraggio per ripartire”
“La fase 2 deve essere accompagnata da una programmazione della riapertura dei servizi, altrimenti molte famiglie saranno in difficoltà”: Giuseppe Bruno è il presidente del Gruppo cooperativo Gino Mattarelli, di cui fanno parte 58 consorzi territoriali, oltre 700 cooperative e imprese sociali e 50mila lavoratori. La riapertura, seppur graduale, di fabbriche e uffici non può avvenire realmente senza che siano riattivati quei servizi dedicati ad anziani, minori e persone in difficoltà. “Sono piuttosto perplesso del fatto che finora se ne sia discusso poco”. La pandemia da Covid-19 ha pesato molto anche sul terzo settore. “Circa il 50% delle nostre cooperative è più o meno ferma, perché appunto sono stati sospesi i servizi che erogavano -aggiunge il presidente di Cgm-. Sono ricorse al Fondo di integrazione salariale (Fis), ma ovviamente questo non basta, anche perché ci sono comunque dei costi fissi che le cooperative continuano a sostenere”.
Il dibattito e le scelte su quando e come far ripartire i servizi è urgente anche perché è evidente che in molti casi dovranno essere erogati con modalità diverse. L'articolo 48 del decreto Cura Italia prevede che i Comuni possano rimodulare, a parità di costi, i servizi. “E’ una modalità che deve essere resa omogenea per evitare interpretazioni territoriali differenti, facendo ricorso al dialogo costruttivo con i corpi intermedi della cooperazione - aggiunge Giuseppe Bruno-. Perché l'idea che gli 8mila comuni interpretino l'articolo 48 senza un coordinamento o una linea comune, utilizzando anche le buone pratiche, può causare delle difficoltà oggettive”. La rimodulazione dei servizi, però, può essere allo stesso tempo l'occasione per innovare. In queste settimane il Consorzio Cgm ha lanciato sulle città di Biella, Sondrio, Matera e Napoli piattaforme di welfare territoriale. “Questo è stato possibile grazie al fatto che le nostre cooperative hanno un profondo legame con quelle comunità e con le amministrazioni locali -spiega Giuseppe Bruno-. L'innovazione digitale dei servizi è e deve essere sempre funzionale al rafforzamento dei legami e dei servizi. Mai, ovviamente, fine a se stessa. Il passaggio da una mentalità analogica a quella digitale è però fondamentale”.
La riapertura dei servizi permetterà anche al terzo settore di superare la crisi. “La cooperazione sociale ha una grande capacità di resilienza ora servono creatività e coraggio -conclude Giuseppe Bruno-. Dobbiamo mettere in campo ogni sforzo per riuscire a superare questo periodo di difficoltà”.