Nodi da sciogliere. Il nuovo Governo deve affrontare situazioni particolari di rilevanza nazionale
Ilva, Alitalia, Montepaschi, la crisi delle piccole e medie imprese: per il Governo Draghi, sono molti i problemi cui mettere mano.
Se un caposaldo dell’azione governativa di Mario Draghi sarà quello del rilancio economico, c’è anche da dire che il suo esecutivo erediterà alcune grosse grane da affrontare. Perché chi l’ha preceduto non ha certo brillato in soluzioni definitive.
Prima, enorme questione: il 31 marzo scade il blocco dei licenziamenti, che ormai si protrae da un anno. Se questo provvedimento ha evitato situazioni socialmente dannose durante la pandemia, al contempo rischia di diventare esplosivo per migliaia di aziende che non possono più sostenere i livelli occupazionali passati, pena la morte delle aziende stesse e di tutti i posti di lavoro collegati. Vedremo.
Quindi situazioni particolari di rilevanza nazionale, a cominciare dall’Ilva. Qui l’ex ministro Carlo Calenda aveva trovato una via d’uscita, ma il successivo esecutivo giallo-verde azzerò tutto. Tante le idee, rimaste tali, mentre l’acciaieria pian piano decade, la proprietà straniera si è progressivamente fatta da parte, il subentro di capitali pubblici non corrisponde ancora a una chiara direzione di marcia e le migliaia di addetti brancolano tra cassa integrazione, sotto-occupazione e tanta preoccupazione per il futuro.
E Alitalia, allora? La compagnia aerea è da anni tecnicamente fallita, ma tenuta in vita da pesanti iniezioni di denaro pubblico. Ha bruciato fino ad oggi diversi miliardi di euro e ora si trova ad affrontare una pandemia che è disastrosa per il traffico aereo. Che fare, dunque? Accanimento terapeutico o Draghi staccherà la spina?
Sul fronte bancario, c’è soprattutto il nodo-Montepaschi. La banca di Siena è ora di proprietà pubblica, ma c’è un impegno governativo verso l’Europa a rimetterla sul mercato entro quest’anno. Già, ma chi la rileva? Porta in dote un bagagliaio pieno di crediti deteriorati, un appeal non eccezionale e i possibili, scarsi acquirenti sono anch’essi alle prese con una crisi economica senza precedenti. Lo Stato aveva preparato una “dote” assai interessante per il possibile sposo, che alla fine rimaneva solo Unicredit, ma le nozze non sono mai state nemmeno annunciate. Draghi viene da quel mondo, qualcosa s’inventerà.
Ultima, ma prima nelle preoccupazioni, è la sorte di decine di migliaia di piccole e piccolissime imprese attive nel commercio, nel terziario avanzato, nel turismo e nella ristorazione, che sono sull’orlo del burrone. Non sarà possibile “ristorarle” ulteriormente, qui la medicina è una sola: la fine della pandemia, un graduale ma non troppo lento ritorno alla normalità. E la tempistica delle vaccinazioni farà la differenza.