Nell’umanità di Gesù c’è tutto l’amore del Padre
Cuore di Gesù Alcuni brani evangelici, che vengono spesso citati quando se ne parla, nemmeno riportano il termine “cuore”. Rimane nascosto ma ne sentiremo il battito ogni qualvolta ci lasceremo coinvolgere dalle sue ferite
L’immagine che associamo al Sacro Cuore è quella del Cristo, a figura intera o a mezzo busto, con il cuore in rilievo sul petto, spesso con i simboli della passione: la croce, la corona di spine, le fiamme, la luce e la ferita sanguinante. È l’iconografia che si è imposta in seguito alle esperienze mistiche di Santa Margherita Alacoque. Ma è interessante notare come alcuni brani evangelici, che vengono spesso citati quando si parla del Cuore di Gesù, nemmeno riportino il termine cuore: durante l’ultima cena il discepolo che Gesù amava si china sul petto di Gesù (Gv 13,25); sul Golgota uno dei soldati con una lancia gli colpisce il fianco donde subito escono sangue e acqua (Gv 19,34). Giovanni porta l’attenzione sull’umanità di Gesù, che consente di “toccare con mano” l’amore incondizionato di Dio per gli uomini. Anche Tommaso ha bisogno di vedere e di toccare per credere (Gv 20,26-28), mette la mano sul fianco aperto del Signore e nel toccare conosce l’intoccabile, guarda l’invisibile e lo vede realmente tanto da affermare: «Mio Signore e mio Dio!». L’umanità di Gesù è reale e concreta ed è per noi la via maestra per conoscere l’insondabile amore di Dio. Il cuore ne è il simbolo, per cui nella Parola che si è fatta carne troviamo la via che conduce alla vita. Nel rapporto dell’uomo con Dio deve essere incluso anche il cuore, cioè la capacità di sentire, di appassionarsi, di amare fino a donare la vita. La devozione al Sacro Cuore non è fatta solo di elevazioni spirituali, presuppone un cuore capace di amare, concretamente e quotidianamente, per cui la carità verso i fratelli e le sorelle non è una distrazione dal rapporto con Dio. «Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me» dice Gesù di quanti avranno dato da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, ecc. (Mt 25,34-40). Il Cuore di Cristo continua a pulsare nel cuore di chi ci tende la mano. Come nei racconti di Giovanni rimane nascosto, ma ne sentiremo il battito ogni qualvolta ci lasceremo coinvolgere dalle sue ferite.
Questo tenerissimo, indulgente e longanime amore di Dio...
«Questo tenerissimo, indulgente e longanime amore di Dio, che, pur sdegnandosi per le ripetute infedeltà del popolo di Israele, mai giunse a ripudiarlo definitivamente, benché si sia manifestato come veemente e sublime, non fu in sostanza che preludio di quell’ardentissima carità, che il Redentore promesso avrebbe riversato dal suo amantissimo Cuore su tutti, e che sarebbe dovuta divenire il modello del nostro amore e la pietra angolare della Nuova Alleanza». (Pio XII)
don Roberto Ravazzolo
Direttore dell’Opsa