Natale in Terra Santa: in attesa della Pace, vigili nel buio della guerra e pronti a fare il Bene
Sono passati due mesi dallo scoppio della guerra a Gaza, 7 ottobre, conseguenza dell’attacco terroristico di Hamas ad Israele. Nel frattempo, domenica 3 dicembre, la Chiesa ha cominciato il cammino di Avvento che porterà al Natale che, in Terra Santa, si prospetta sobrio ed essenziale rispettoso della sofferenza del momento, come racconta padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, in questa riflessione che il Sir pubblica integralmente
Sono passati esattamente due mesi dallo scoppio della guerra a Gaza, 7 ottobre, dopo l’attacco terroristico di Hamas ad Israele. La conta dei morti, dei feriti, degli sfollati si aggiorna ora dopo ora e si attesta nell’ordine delle decine di migliaia. Non è bastata una pausa di qualche giorno nei combattimenti per dare sollievo alla popolazione di Gaza stremata e per arrivare al compimento di un accordo tra Israele e Hamas per lo scambio degli ostaggi israeliani e dei detenuti palestinesi. Nel frattempo, domenica 3 dicembre, la Chiesa ha cominciato il cammino di Avvento che porterà al Natale, alla celebrazione della nascita di Gesù Cristo, principe della pace. In Terra Santa la tradizione vuole che il Custode di Terra Santa entri solennemente a Betlemme il giorno della vigilia della Prima Domenica di Avvento.
L’ingresso si è consumato in una atmosfera sobria, rispettosa della sofferenza del momento, come racconta padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, in questa riflessione che il Sir pubblica integralmente.
Avvento è il tempo dell’attesa della Gioia. Viviamo in Terra Santa un tempo diverso: aspettiamo la Pace. Il tempo liturgico forte dell’Avvento solitamente pieno di grandi speranze e di grandi propositi si sta rivelando un tempo sospeso, fermo, inspiegabile. Organizzo dal 1995 l’ingresso del Custode secondo le rigide regole dello Statu Quo. Quest’anno per la prima volta da autorità civili e semplici cittadini di Betlemme e di Beit Jala non ho ricevuto richieste per ottenere il permesso di attraversare il muro per andare ad accogliere il Padre Custode che, scortato dalla polizia israeliana, incontra le comunità di queste due città nel monastero greco-ortodosso di Mar Elias. Quella che era un’occasione per attraversare il muro, è stata invece una possibilità rifiutata per non incontrare l’altra parte.
Betlemme, in questi giorni negli anni scorsi, nonostante le difficoltà socio- politiche, era animata da colori bellissimi, da voci e da persone provenienti da varie nazioni, si respirava la Festa dell’attesa perché eravamo certi dell’arrivo del Principe della Pace nella notte Santa. Del Suo arrivo ne siamo sempre certi ma non possiamo gioire sapendo che dopo sette giorni di tregua è tornata la paura, è tornata l’ansia di giorni peggiori, è tornata la disperazione della guerra che da due mesi devasta la Terra Santa. Ma non possiamo perdere la Speranza nella vita che è sacra, santa e preziosa.
La Pace è il dono che ogni cuore dovrebbe possedere sempre. Con il cuore puro non si può pensare al male assoluto della guerra. I bambini della Terra Santa, in questo tragico momento, mi stanno convincendo a non perdere la speranza che ricostruire un mondo vero e giusto può essere ancora possibile. Sulla piazza della Natività hanno salutato il Padre Custode e lo hanno accolto contenti per l’aria di festa sconosciuta da quasi due mesi. Ho pensato ai bambini di Gaza a cui tutto è stato negato, anche l’incontro con volti amici per ricevere aiuto, conforto, carezze. Quando vedo i bambini correre felici nel cortile della scuola di Terra Santa, quando li sento cantare, quando leggo e sento i loro sentimenti, quando sorridono con il cuore prima che con gli occhi, mi convinco sempre di più che bisogna ancora di più alzare la voce per chiedere pace, verità e giustizia. Sono tornato in Italia per impegni, incontri, testimonianze. In aeroporto, a Tel Aviv ho notato poca gente, volti tristi, tante valigie: la guerra ha cambiato la vita a tanti, togliendo stabilità, equilibri e consuetudini.
È triste questo momento, non possiamo gioire completamente nel periodo più bello dell’anno per Betlemme e per il mondo intero. Abbiamo impresse, negli occhi e nel cuore, le immagini orribili della guerra ma è tempo di “vegliare” come abbiamo letto nel Vangelo della prima domenica di Avvento.
Vegliare non vuol dire solo essere attenti e vigili, vuol dire anche essere pronti a fare il Bene, a controllare e a sorvegliare che il Bene sia compiuto!
Siamo stati chiamati ad amare, rivolgiamo questo amore al prossimo custodendo la vita! Siamo vigili nel buio della guerra, e facciamoci luce prendendoci cura del futuro del mondo! Facciamolo con il cuore puro dei bambini e non rimaniamo silenziosi e dormienti e chiediamo a voce alta la pace! “E’ bene non fare il male, è male non fare il bene!”, Papa Francesco da sempre ci indica la via! Buon Avvento al mondo in cerca di pace!Ibrahim Faltas (*)
(*) vicario della Custodia di Terra Santa