Migranti. Fulvio Vassallo Paleologo: “Abdou è vittima di un sistema, la verità va accertata”

Il parere di Fulvio Vassallo Paleologo sulla morte del quindicenne ivoriano avvenuta lunedì scorso all’ospedale Ingrassia di Palermo. “Avrebbe avuto diritto all'accoglienza immediata a terra con i necessari supporti in termini psicologici e di mediazione”

Migranti. Fulvio Vassallo Paleologo: “Abdou è vittima di un sistema, la verità va accertata”

 Come mai è morto Abdou, giovanissimo ragazzo di 15 anni con un forte stato di fragilità psico-fisica? Sicuramente le indagini in corso - che hanno disposto l'autopsia sul corpo del giovane migrante -, faranno luce soprattutto sulle eventuali responsabilità. Intanto la tutrice del minore, Alessandra Puccio, ha fatto una denuncia in procura.

Abdou, ivoriano di soli quindici anni, è morto lunedì scorso all'ospedale Ingrassia di Palermo dopo essere stato trattenuto undici giorni a bordo della nave quarantena GNV Allegra. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il minore, il 18 settembre, era già in uno stato di forte fragilità psico-fisica e non parlava più quando è stato trasferito con i suoi compagni dalla Open Arms, che lo aveva salvato nel Canale di Sicilia, alla nave quarantena. Il ragazzo, infatti, era denutrito e aveva i segni di possibili torture sul corpo. Il 29 settembre, dopo averlo visitato per due volte a bordo della nave quarantena, il medico aveva disposto il trasferimento d’urgenza in ospedale. Il primo ottobre il minore è arrivato all’ospedale Cervello di Palermo in situazioni critiche: psicologi e mediatori culturali avevano provato a comunicare con lui ma senza esito positivo. Sembra anche che il giovane, fortemente provato, negli ultimi giorni avesse pure rifiutato il cibo. Il giorno dopo Abou è entrato in coma ed è stato trasferito al reparto di rianimazione dell’Ingrassia, perché al Cervello non c’era posto. Il 5 ottobre, intorno alle 15,30, Abdou è morto.
Sulla vicenda abbiamo chiesto il parere del giurista ed esperto in diritti umani, Fulvio Vassallo Paleologo

Si farà giustizia sulla morte di Abdou?
Sicuramente il ragazzo è vittima di un sistema, ma rimane da accertare cosa sia successo realmente nel tempo intercorso tra gli accertamenti del medico di bordo e il decesso del ragazzo. Ieri mattina, intanto, la tutrice del minore ha presentato denuncia con l'assistenza dell'avvocato Michele Calantropo e conseguentemente la Procura ha avviato le indagini. La tutrice ha riferito 'le condizioni nelle quali ha trovato il ragazzo al momento della nomina e le circostanze del suo trattenimento a bordo della nave Allegra, fino al duplice intervento (il 28 e 29 settembre scorsi) del medico di bordo'. Si sa per certo, purtroppo, che il ragazzo recava segni di possibili torture subite in Libia e manifestava un grave stato di denutrizione e di depressione. Tutte ragioni che avrebbero dovuto comportare il suo sbarco immediato.

Era anche un minore quindi si sarebbe dovuti già intervenire diversamente?
Sì, Abdou, essendo un minore non accompagnato, secondo quanto prevede la legge Zampa (la normativa dedicata al trattamento dei minori stranieri), nel rispetto dei protocolli sanitari avrebbe avuto diritto all'accoglienza immediata a terra con i necessari supporti in termini psicologici e di mediazione. La cosa grave è stata anche, in questi giorni, la strumentalizzazione politica da parte delle forze di opposizione al Governo che si sta verificando sulla sua morte.

Si pone anche il problema dell'assistenza sanitaria accurata e immediata già dentro le navi…
Auspichiamo che l'assistenza medica dentro le navi non si limiti soltanto al profilo strettamente sanitario ma che riesca ad intercettare anche il disagio psicologico e psichico di persone duramente provate da transito e permanenza in Libia e dalla traversata a mare che hanno dovuto affrontare. Occorre soprattutto che, dopo questi accertamenti medici più completi, se il caso lo richieda segua lo sbarco immediato.

Resta il fatto che la quarantena sulle navi è una scelta sempre più discutibile?
Si pone in maniera sempre più evidente il tema della legittimità del trattenimento dei naufraghi soccorsi in mare alloggiati nelle navi noleggiate per la quarantena. Il dato certo è costituito dall’ammassamento di migranti di diversa provenienza su queste navi, che vanno da potenziali richiedenti asilo che non possono ancora formalizzare la loro posizione, ai minori non accompagnati che non dovrebbero neppure essere trattenuti a bordo di queste in assenza della nomina di un tutore e in quanto soggetti vulnerabili, fino ai migranti per i quali si prepara un decreto di respingimento, e nel caso dei tunisini un probabile rimpatrio con accompagnamento forzato. Una miscela di disperazione che evidentemente non può essere contenuta a bordo di navi traghetto utilizzate come Hotspot, in nome dell’emergenza Covid 19, ma in deroga alle procedure previste dall’art. 10 comma ter del testo unico sull’immigrazione n.286/98 che impongono lo sbarco immediato a terra con una procedura di identificazione, e distinzione tra richiedenti asilo, soggetti vulnerabili, vittime di tratta, migranti cd. economici, secondo passaggi anche informativi e con precise garanzie di difesa. Tutto questo accade in base al decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile n.1287 del 12 aprile 2020, il quale 'con riferimento alle persone soccorse in mare e per le quali non è possibile indicare il Place of Safety (luogo sicuro)' prevede che 'il soggetto attuatore, nel rispetto dei protocolli condivisi con il Ministero della salute, può utilizzare navi per lo svolgimento del periodo di sorveglianza sanitaria'. La normativa in vigore non prevede una particolare competenza del ministro dell’interno Lamorgese a differenza di quanto si era verificato nella prassi con il suo predecessore.

Che alternative si potrebbero mettere in campo?
La quarantena dentro le navi è stata scelta sulla spinta forte voluta da alcuni presidenti della regione e poi, inoltre, è dovuta alla mancanza di un sistema coordinato e decentrato di accoglienza che è stato demolito dal primo decreto Salvini nel dicembre del 2018. A tutto ciò si aggiunge che, di fatto, molti centri di accoglienza si sono trasformati in zone rosse per i continui tentativi di fuga da strutture certamente non idonee al trattenimento di un numero tanto elevato di persone.

Sembra che sul tema stia avvenendo qualche cambiamento normativo?
Sembra che adesso il Governo voglia modificare i decreti sicurezza Salvini. In realtà  non si tratta di una abrogazione ma di parziali modifiche sul piano dell'accoglienza che sono ancora da capire. In particolare, sono minime però le modifiche che riguardano i soccorsi in mare e lo sbarco a terra dei naufraghi in quanto rimane la considerazione negativa dei soccorsi operati dalle navi umanitarie delle Ong comunque esposte, ancora purtroppo, a sanzioni penali e a lunghi periodi di stallo in alto mare.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)