Migranti, nonostante il “sofà gate” si prosegue con l’accordo Ue-Turchia per fermare i flussi
Polemiche per il trattamento riservato alla presidente Von Der Leyen, nella visita ufficiale ad Ankara. Oltre lo sgarbo diplomatico, però, poste le basi per una nuova collaborazione. Prestianni (EuroMedRights): “Continuità con quanto fatto negli ultimi anni, senza guardare alle condizioni in cui vivono i rifugiati e al rispetto dei diritti umani”
Uno sgarbo diplomatico, un gesto non solo machista ma volto a rimarcare gli equilibri di potere in campo. Lo hanno già ribattezzato “sofà gate” l’episodio di cui è stata protagonista la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen. Durante la visita ad Ankara, insieme al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, infatti, solo a lei non è stata riservata una sedia d’onore per i colloqui con il capo di Stato Recep Tayyip Erdogan. Trattata come secondaria, Von Der Leyen ha accettato di sedersi sul divano, non senza aver espresso sdegno, con un laconico “ehm”. Il video dell’incontro è diventato un caso politico. La vicenda, però, rischia di oscurare il vero obiettivo della visita in Turchia: oltre il “sofà gate”, infatti, ad Ankara sono state poste le basi per una nuova collaborazione.
I due rappresentanti dell’Unione erano nella capitale turca per riallacciare i rapporti economici e diplomatici con il paese, dopo gli ultimi mesi di tensione. “Abbiamo detto al presidente Erdogan che l'Ue è pronta a mettere sul tavolo un'agenda concreta e positiva, basata su alcuni pilastri: cooperazione economica, migrazione, contatti interpersonali e mobilità. Il nostro impegno sarà progressivo, proporzionale e reversibile - ha spiegato Michel -. E speriamo che la Turchia colga questa finestra di opportunità”. L’unione europea è, infatti, uno dei principali partner commerciali della Turchia. “La cooperazione economica sarà prevista in una serie di settori. Il Consiglio europeo ha invitato la Commissione ad avviare i lavori preparatori - aggiunge Michel-. Prenderemo in considerazione anche dialoghi ad alto livello su questioni di reciproco interesse, come le questioni regionali, la salute pubblica, il clima e la lotta al terrorismo. E esploreremo modi per rafforzare la cooperazione sui contatti interpersonali e sulla mobilità. Per quanto riguarda la migrazione, apprezziamo l'accoglienza da parte della Turchia di 4 milioni di rifugiati siriani e concordiamo che l'assistenza dell'Ue venga continuata. La Commissione presenterà presto una proposta per il finanziamento dei rifugiati siriani in Turchia, Giordania e Libano”.
Uno dei capitoli più importanti affrontati è stato, infatti, l’accordo tra Ue e Turchia, firmato nel 2016 per contenere il flussi migratori verso l’Europa, già rinnovato e finanziato per circa 6 miliardi di euro. “La dichiarazione Ue-Turchia del 2016 rimane valida e ha portato risultati positivi. Ciò riguarda principalmente i rifugiati siriani e le loro comunità ospitanti in Turchia. Ma vale anche per la lotta alla tratta di esseri umani e al contrabbando - ha sottolineato Von Der Leyen -. Pertanto, ci aspettiamo che la Turchia mantenga i suoi impegni. Ciò include la prevenzione delle partenze irregolari. E include anche la ripresa senza indugio delle operazioni di rimpatrio dalle isole greche alla Turchia. Questo è per noi un impegno cruciale e sarebbe una grande dimostrazione di buona volontà che questa cooperazione in materia di migrazione funzioni. Da parte nostra, continueremo a sostenere i rifugiati e le comunità di accoglienza. In questo modo, sosteniamo la Turchia, che ospita quattro milioni di rifugiati, a far fronte a questa sfida. I bisogni umanitari di base, l'istruzione e l'assistenza sanitaria rimarranno priorità. Ma in futuro i finanziamenti dell'UE dovrebbero fornire sempre più opportunità per i rifugiati di guadagnarsi da vivere da soli”. Nel suo discorso conclusivo, la presidente ha inoltre toccato anche la questione dei diritti umani: “puntiamo a una partnership onesta. Ciò significa che un partenariato tra l'Ue e la Turchia ci consente di rafforzare ciò che ci avvicina, ma anche di essere molto franchi e di affrontare ciò che ci divide. Oggi Charles Michel e io abbiamo sottolineato chiaramente che il rispetto dei diritti fondamentali è cruciale per l'Unione europea. Questo deve essere parte integrante della nostra relazione” ha detto.
Continua la collaborazione Ue-Turchia, senza rassicurazioni sui diritti dei rifugiati
Al di là delle polemiche di queste ore, quindi, quello che emerge è una sostanziale continuità nella collaborazione reciproca. “Non solo si proseguirà sulla linea di quell’accordo ma è stato annunciato che verranno stanziati dei fondi ad hoc per la Turchia, in sostegno alla gestione dei rifugiati e che andranno anche a supporto dei paesi limitrofi - sottolinea Sara Prestianni, responsabileImmigrazione e asilo di EuroMedRights. La Commissaria, in particolare, ha chiesto maggiore impegno nel prevenire le partenze dalla Turchia verso la Grecia e nelle riammissioni dalla Grecia alla Turchia. Insomma, quello che vedremo a breve è una ripresa dell’accordo che è stato poco attivo negli ultimi mesi. Quello che, invece, non è stato detto nell’incontro è che negli ultimi mesi si sono verificati dei respingimenti sistematici, dalla Grecia verso la Turchia. Inoltre è mancata una riflessione importante sui problemi e le condizioni in cui vivono i siriani in Turchia. Tra le questioni in agenda avrebbe dovuto esserci, per esempio, il caso dei ritorni: nel paese si sta portando avanti una campagna per i ritorni volontari, che volontari non sono, dalla Turchia alla Siria, nonostante si sappia che le persone corrono rischi, anche di sparizione”.
Non basta, secondo la rappresentante di EuroMedRights, chiedere a Erdogna il rispetto dei diritti fondamentali. “I rappresentanti di Commissione e Consiglio hanno insistito sulla necessità che la Turchia ritorni a far parte della Convenzione di Istanbul e che il paese si impegni nel rispetto della libertà di espressione. Ma questi diritti fondamentali vengono dimenticati quando si entra nel dossier immigrazione - aggiunge Prestianni -. Alla luce dell'osservazione di questi 5 anni, infatti, la violazione è sistematica verso i rifugiati ospitati in Turchia o sulle isole greche. Si usano due pesi e due misure”.
Il rinnovo del patto Ue-Turchia rientra nella strategia dell’esternalizzazione delle frontiere su cui si è basata, negli ultimi anni, gran parte della politica europea. “La dimensione esterna continua a essere centrale nel Migration Pact. Il dialogo con la Turchia, in questi anni, ha fatto da modello- conclude Prestianni -. Anche nell’ultimo incontro dei ministri degli Interni e degli Affari esteri europei è stata messa sul piatto la questione della dimensione esterna. Per citare il vicepresidente della Commissione Schinas l’esternalizzazione delle frontiere è il primo dei tre piani su cui si sta costruendo il nuovo Patto per la migrazione”.