Mercati e manodopera, altre sfide per i campi Italia. L’andamento delle quotazioni e dei cereali e la necessità di iniziare i lavori
Costi delle materie prime e esigenze produttive, tensioni sui mercati e necessità di rispondere alle loro richieste. Le sfide alle quali l’agricoltura deve rispondere ancora si moltiplicano.
L’agricoltura italiana è sempre in affanno. E sempre, stando alle cronache di questi giorni, a causa di problemi che non sembra possano essere superato anche tenendo conto delle politiche di emergenza messe in atto da governo e istituzioni. Bollette alle stelle, materie prime i cui pressi non accennano a fermarsi, con tutte le conseguenze del caso per i bilanci aziendali. A tutto questo, adesso, si aggiunge il delinearsi di una forte carenza di manodopera da impiegare nei lavori stagionali ormai iniziati. Questioni cruciali per gli agricoltori che, poi, si ripercuotono lungo tutta la filiera agroalimentare fino alle nostre tavole.
Sul fronte dei prezzi cerealicoli – che più di altri impattano quasi immediatamente sui consumi -, l’Ismea, che ha tra i suoi compiti proprio quello di osservare costantemente i mercati, ha fatto notare come timidamente comunque qualcosa stia cambiando. Anche se, viene fatto rilevare nella consueta comunicazione, “i prezzi dei seminativi rilevati in Italia sulle principali piazze di contrattazione e aggiornati ad aprile 2022 hanno registrato ulteriori rincari su base mensile”. Unica eccezione, sono state le quotazioni del mais (importante per l’alimentazione animale), che ha fatto registrare un “lieve ripiegamento dei listini”. Ma cosa significa tutto questo? Detto in numeri, il prezzo di una tonnellata di grano duro è arrivato a 503,66 euro con un aumento del +84,2% rispetto allo stesso mese del 2020 e del +86,5% rispetto all’aprile 2021. Per il frumento tenero (la cui produzione è tra l’altro toccata pesantemente dalla guerra Russia-Ucraina, al contrario del duro più influenzato dal clima nelle grandi aree di produzione come il Canada), la crescita dei prezzi è stata comunque pari al +71% su base annua e ha portato il costo di una tonnellata di prodotto a quasi 400 euro. E anche la soia ha seguito lo stesso andamento, addirittura oltrepassando il precedente record di 700 euro alla tonnellata. Unica eccezione, come si diceva, è stata quella dell’andamento del mais il cui prezzo è leggermente diminuito da un mese all’altro ma non certo su base annua.
Al di là dei numeri – che comunque servono per capire meglio – sono evidenti i riflessi lungo tutta la catena di produzione degli alimenti che mercati di questo genere comportano. Tensioni che non fanno bene a nessuno e che complicano pesantemente il futuro non solo del comparto alimentare.
A tutto questo, si è aggiunto adesso un altro problema: la carenza di braccia per lavorare nei campi. Il tema è stato sollevato da Coldiretti che in una nota ha spiegato: “All`agricoltura italiana servono almeno centomila lavoratori stagionali per garantire le campagne di raccolta estive. L’arrivo del grande caldo accelera la maturazione nei campi e rende ancora più urgente far fronte alla carenza di manodopera”. Un’esigenza, questa, che ogni anno è stata coperta in buona parte da lavoratori non italiani. E che adesso, come negli ani scorsi, inizia a creare problemi. “Occorre – ha quindi sottolineato la Coldiretti – velocizzare il rilascio dei nulla osta necessari per consentire ai lavoratori extracomunitari, ammessi all’ingresso con il decreto flussi, di poter arrivare in Italia per lavorare nelle imprese agricole al più presto”. Burocrazia da combattere, quindi. Anche tenendo conto che rispetto al 2021 il tetto di lavoratori ammessi è stato elevato a 69mila persone e di questi, la parte riservata all`agricoltura è di 42mila posti. E anche accelerando i passaggi di carte e i controlli, l’offerta extracomunitaria coprirebbe solo circa metà delle domande. Per questo, i coltivatori hanno chiesto di aprire il mercato del lavoro stagionale anche “ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani”.
Costi delle materie prime e esigenze produttive, tensioni sui mercati e necessità di rispondere alle loro richieste. Le sfide alle quali l’agricoltura deve rispondere ancora si moltiplicano. Ed è interesse di tutti che i campi e le stalle siano in grado di rispondere a tutto efficacemente.