“Locus iste”. Il celebre brano scritto da Anton Bruckner fa da “colonna sonora” alle celebrazioni per i 200 anni della nascita del compositore austriaco

“Locus iste” sono le parole iniziali del mottetto latino per coro misto a quattro voci, composto per l’inaugurazione della cappella votiva della Nuova cattedrale nel 1869

“Locus iste”. Il celebre brano scritto da Anton Bruckner fa da “colonna sonora” alle celebrazioni per i 200 anni della nascita del composito...

“Locus iste a Deo factus est, inaestimabile sacramentum, irreprehensibilis est” (questo luogo è stato creato da Dio, è un sacramento inestimabile, è perfetto).

Estate 1869. A Linz fervono i preparativi per la consacrazione della cappella votiva della cattedrale, un appuntamento importante che doveva essere celebrato e accompagnato da un brano musicale originale. Così com’era stato per la posa della prima pietra, non c’è stato alcun dubbio e l’incarico è stato dato a Anton Bruckner. Il musicista e compositore viveva da poco meno di un anno a Vienna dove il 6 luglio 1868 era stato nominato professore d’armonia, contrappunto e organo al Conservatorio e, dal 2 agosto era divenuto organista di corte. Ma il legame con Linz era forte. Dal 1855 al 1868 era stato, infatti, organista della cattedrale e proprio a lui il vescovo Franz Josef Rudiger (1811-1884) aveva commissionato la “Fest-Kantate” per la posa della prima pietra della nuova cattedrale. Bruckner aveva composto “Preiset den Herrn” (Lode al Signore) su un testo di Maximilian Pammesberger e il brano era stato eseguito il 1° maggio 1862 nel cantiere della cattedrale.

Anton Bruckner nasce ad Ansfelden (piccolo centro abitato a 14 chilometri da Linz) il 4 settembre 1824, figlio di Theresia e Josef Bruckner, che del paesino dell’Alta Austria era il maestro. Il piccolo Anton viene al mondo alle prime luci dell’alba nella Augustinerstrasse, in quella che era la vecchia scuola di Ansfelden, primo di undici figli, sei dei quali, però, moriranno in tenerissima età. Fin da piccolo Anton mostra decise attitudini musicali, sollecitate in larga misura dai tanti interessi di suo padre, che oltre ad essere maestro era anche cantore, organista e violinista. Ed è proprio dal padre che apprende i primi elementari rudimenti musicali, sperimentati sull’organo della parrocchia del paese. A 11 anni si trasferisce a Hörsching dove viene affidato alle cure del cugino Johann Weiss, che gli insegnerà armonia e contrappunto. Un periodo di formazione che termina però anzitempo: il padre si ammala di polmonite e muore nel giugno 1837. Il giorno stesso della morte del marito, la vedova Bruckner si reca nella vicina abbazia di St. Florian, dove raccomanda il primogenito alle cure del priore Michael Arneth. Il piccolo Anton viene così assunto come corista e destinato alla terza classe, che prevede anche lo studio della musica. È tra le mura di St. Florian che ha la possibilità di studiare teoria e contrappunto con Bogner, armonia con Edward Kurz (allievo di Albrechtberger, che fu maestro di Beethoven) e organo con Anton Kattinger, denominato il “Beethoven dell’organo”. Terminati gli studi primari, di fronte alla scelta tra carriera ecclesiastica, scolastica o la continuazione degli studi, Anton decide di seguire le orme paterne e intraprende la professione di maestro. Si trasferisce quindi a Linz, dove conosce la grande musica, soprattutto Beethoven e Weber. Superati gli esami, nel 1841 inizia a insegnare, ma continua comunque a studiare musica. Nel 1845 torna a St. Florian, questa volta come maestro stipendiato. Quando, tre anni più tardi, Kattinger è temporaneamente trasferito a Linz, Bruckner ottiene l’incarico di organista, cosa che dà il la alla sua produzione musicale: nel 1849 compone il Requiem in re minore, prima di una serie di opere che culmineranno nella composizione delle celebri Sinfonie. Nel gennaio 1856 ottiene l’incarico definitivo come organista a Linz ed è qui che inizia a ricevere i primi riconoscimenti ufficiali. Bruckner continua a studiare e nel 1861 si iscrive al Conservatorio di Vienna, per ottenere il certificato di maestro di musica. È nella capitale austriaca che conosce la “nuova musica” di Berloz, Liszt e Wagner e, a cavallo dei suoi quarant’anni, fa una serie di viaggi e incontri, tra i quali quello con Richard Wagner, che conosce il 10 giugno 1865 a Monaco, in occasione della prima di “Tristano e Isotta”.

A Vienna trascorre le sue giornate tra insegnamento e composizione. Ed è proprio a Vienna che gli arriva la richiesta di comporre un brano per l’inaugurazione della cappella votiva della cattedrale di Linz.

Mercoledì 11 agosto 1869 vede la luce il “Locus iste”, un mottetto sacro il cui testo corrisponde all’omonimo graduale che è parte del proprio della messa per l’anniversario della consacrazione di una chiesa. Il mottetto viene eseguito per la prima volta il 29 settembre 1869, in occasione della consacrazione della chiesa e della prima della Messa n. 2 in mi minore. Il mottetto in do maggiore, è il primo che Bruckner compone a Vienna. Composto per coro misto a cappella, viene eseguito ancora oggi in occasione dell’anniversario di consacrazione delle chiese. Non solo. È uno dei brani più conosciuti tra quelli che vanno a formare il ricco repertorio di musica sacra di Bruckner. Ed è anche la “colonna sonora” delle celebrazioni organizzate ad Ansfelden e Linz per festeggiare il 200° anniversario della nascita del compositore austriaco.

“Locus iste – si legge in un post pubblicato sulla pagina Ig aperta, insieme alla pagina Fb e alla pagina web, per raccontare il giubileo bruckneriano – sono le parole iniziali del mottetto latino per coro misto a quattro voci, composto per l’inaugurazione della cappella votiva della Nuova cattedrale nel 1869. Nell’autunno del 2023, è stato mandato un invito a tutti i cori, cantori, musicisti e interessati chiedendo loro di inviare una registrazione video di questo brano e a partecipare all’inaugurazione dell’anno giubilare. Voci da tutto il mondo si sono riunite, anche da capitali quali Pechino, Washington DC, Sydney e Nuova Delhi, per inaugurare l’anno bruckneriano”. Ne è nato un video che, per la durata delle 48 battute del mottetto, fa letteralmente il giro del mondo.

Il “Locus iste” aprirà le danze anche della grande festa di compleanno che è stata organizzata ad Ansfelden e Linz per il prossimo 4 settembre. 24 ore ininterrotte di concerti (e non solo) per celebrare la musica del compositore austriaco.

I festeggiamenti inizieranno allo scoccare della mezzanotte con “Echi silenziosi: Dachstein”. Lo statunitense artista del suono Bill Fontana, autore di “Silent Echos”, scultura sonora trasmessa continuamente in live-streaming per rendere udibile il suono delle campane di Notre Dame, che tacciono dall’incendio del 2019, ha pensato di creare un “dialogo” tra le grotte di ghiaccio sul Dachstein e Parigi. La cupola di Parzival, nelle grotte di ghiaccio, è un luogo che custodisce un “segreto inestimabile”, come dice il “Locus iste”, un segreto che pone ciascuno di noi di fronte all’interrogativo su come vogliamo vivere in futuro con la natura. Alle 4.30 del mattino (ora della nascita di Bruckner), davanti alla sua casa natale, i cinque ottoni del “quinTTonic!, l’organo ad acqua di Josef Baier e la compositrice e improvvisatrice Cordula Bösze daranno vita ad un’originalissima esperienza musicale. Ci sarà, poi la “colazione d’organo improvvisata”, dove le note dell’organo di Bruckner nella vecchia cattedrale di Linz accompagneranno la colazione degli spettatori, a cui saranno offerti caffè e croissant. Dalle 11 alle 13 l’orchestra Bruckner di Linz e solisti di fama mondiale, celebreranno il compositore nella basilica dell’abbazia di St. Florian. Ci sono poi la mostra allestita a Steyr, una delle città preferite da Bruckner, e la caccia al tesoro per i più piccoli a Kronstorf.

La grande festa di compleanno si chiuderà con tre straordinari eventi sonori nella cattedrale di Santa Maria, per la quale Bruckner scrisse il “Locus iste”. Ci sarà una “rivoluzione quantistica” come spettacolo musicale, la Settima di Bruckner come musica da camera, per concludere con “NoFive”, una fusione tra la Quinta di Bruckner e l’iconico riff di “Seven Nation Army” dei White Stripes, in cui un possente muro di amplificatori per chitarra elettrica darà voce a un ensemble di 12 elementi, impegnati a sinfoneggiare un paesaggio sonoro d’avanguardia tra cultura alta e pop.

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Fonte: Sir