Lettera alle istituzioni: “Occupatevi dei bambini”
La proposta è di Beniamino Sidoti, autore, scrittore, creatore di giochi e padre. “Nei decreti la posizione dei minori non è chiara. La didattica a distanza mette i ragazzi davanti a dispositivi elettronici: visti i tempi lunghi, possiamo anche cominciare a pensare a qualcos’altro?”
“Potete per favore fare delle norme che chiariscano la posizione dei minori?”. Comincia così una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, ai ministeri delle pari opportunità e della famiglia, della sanità e dell’istruzione, ai governatori e ai sindaci di tutta Italia. A scriverla è Beniamino Sidoti, tra i fondatori del Lucca Games, autore, giornalista e noto scrittore anche di libri per ragazzi, nonché creatore di giochi. Lui e la compagna Angela gestiscono un’allegra famiglia allargata, composta da due adolescenti di 16 anni, un ragazzo di 12 e una bambina di 2 anni e mezzo.
Sidoti, che nel 2000 è stato anche nominato consulente del Ministero della pubblica istruzione per l'utilizzo di giochi nella scuola, una prima bozza di lettera l’ha pubblicata sui social mercoledì, chiedendo a tutti contributi e riflessioni, il giorno dopo è andata online la versione definitiva. Centinaia le condivisioni e i messaggi, che hanno messo a punto il testo: “I minori posso uscire da soli? Possono fare attività fisica vicino casa? Possiamo aggiungere tra i beni di prima necessità almeno colori, carta o quaderni, la pasta modellabile o simili prodotti di cancelleria?”. E ancora: “Quali provvedimenti valgono per i figli di genitori separati? E quali per figli di genitori ma mai uniti da un matrimonio? In caso di ricovero di entrambi i genitori, cosa succede ai bambini? Cosa è previsto per i minori stranieri non accompagnati? Per quelli privati della libertà o sottoposti a misure restrittive? E per i minori cui diventi necessario o prudente abbandonare la famiglia? Esiste un canale aperto con le autorità Garanti dell'Infanzia?”.
Sono tante le domande che la lettera mette in fila: così, dopo una serie di quesiti legati a questioni pratiche di gestione familiare in emergenza sanitaria, anche tante perplessità riguardo il dopo: “Visto che le cose si faranno lunghe, potete iniziare a immaginare, studiare, costruire, aprire, dei posti dove stare all'aperto anche in modo scaglionato, distante e consapevole? Ci stiamo tutti organizzando per la spesa, possiamo immaginare che tra qualche giorno ci siano anche dei giardini in cui poter far stare i bambini, anche facendo la fila prima? Rispettiamo le leggi e stiamo a casa: io per primo e rigorosamente. Però non dimenticatevi dei bambini. In poco tempo si stanno trovando tante forme di didattica a distanza, e sono tutte dei modi per tenerli ancora di più davanti a dispositivi elettronici. Adesso potete immaginare delle alternative? Possiamo dare qualcosa anche a chi non ha un dispositivo elettronico? A chi ha bisogno anche di altro?”.
Domande, tante, che tutti i genitori italiani si stanno facendo in queste settimane, mesi. Già, perché per gli studenti delle regioni del Nord Italia si conclude la quinta settimana senza scuola: “Se non ci avete pensato, possiamo darvi una mano? Potete attivare e coinvolgere subito i vostri insegnanti, dirigenti, consulenti, e specialisti dell'infanzia? A livello nazionale, regionale, comunale: dovunque si possa fare qualcosa, le persone sono disponibili a collaborare e a cercare soluzioni”.
“Sui social ho notato che questi argomenti spaccano gli utenti: c’è chi dà risposte stupide – del tipo: se non è proibito allora è permesso –, chi si chiude su posizioni massimaliste – nessuno può uscire, si stia tutti chiusi in casa fino a nuovo ordine –. Non è mia intenzione sollevare una petizione nei confronti dell’infanzia come fosse una categoria sociale, vorrei invece porre domande riguardo una parte di cittadini con diritti. Al momento sembra che la legge tratti i minori come qualcosa di cui si devono occupare i genitori: non mi sta bene, è un passo indietro molto forte. Uno stato dovrebbe pronunciarsi sui propri bambini. Purtroppo, in Italia i minori sono un soggetto invisibile da tempo”.
Ed è da queste esigenze che è nata la necessità di rivolgersi direttamente alle istituzioni: buchi giuridici da riempire, norme mancanti. E poi, come detto, l’invito a pensare al dopo, a un graduale ritorno alla normalità: “L’impressione è che sia necessario cominciare subito a lavorarci, perché quando sarà, la questione diventerà improvvisamente forte”. Sidoti fa l’esempio di alcune soluzioni prese a livello locale, in primis i percorsi all’aria aperta per le persone con una disabilità intellettiva: “Commentando il mio post, in tanti hanno avanzato proposte pratiche. C’è chi suggerisce una riapertura delle colonie per recuperare questo tempo di socialità perso in estate, c’è chi propone di partire da piccole iniziative. Insomma, c’è tanta preoccupazione ma anche tanta voglia di immaginarsi i passi per un rientro alla normalità. Continuiamo a stare vicini alle persone che soffrono, ma proviamo anche a lasciare spazio all’immaginazione per ricostruirci un orizzonte”.