La storia. Paolo, la strada e la voglia di riscatto
È ancora inverno. Paolo (nome di fantasia) si presenta al Centro d'ascolto della Caritas diocesana di Padova. È confuso. Di nazionalità italiana, dice di essere perseguitato, è spaventato, ma non riesce a concludere un discorso.
È sporco, trasandato, emana un cattivo odore. Viene indirizzato a Casetta Borgomagno per l’emergenza freddo. Riceve dei buoni pasto per le Cucine economiche popolari.
Si ripresenta pochi giorni dopo. Ora, grazie al lavoro dei volontari di Sant’Egidio, è più tranquillo. Viene accolto a “Casa Arcella”. Passa qualche giorno. Paolo si ripresenta al Centro d'ascolto puntuale, pulito e disponibile al colloquio: racconta di essere nato a Padova, di aver concluso gli studi superiori e di aver lavorato in azienda. È sempre vissuto con i genitori, ma dopo la loro morte, entra in un periodo confuso del quale rivela poco o nulla. I volontari però comprendono ciò che c’è da comprendere: Paolo, rimasto solo è caduto in depressione. Da lì, la perdita del lavoro e di tutte le relazioni, l’abuso di alcool, la perdita della casa. La strada.
Ma, a seguito dell’accoglienza in Casa Arcella, i volontari notano un percorso di miglioramento e assunzione di responsabilità: fa lavori socialmente utili, pulisce le strade, si offre per qualche lavoretto di volontariato, si mostra attento e impegnato rispetto a tutti gli impegni che assume.
Grazie all’aiuto di Avvocati di strada, provvede alla residenza affinché possa usufruire di un medico di base e dei servizi che una residenza può offrire. Viene anche aiutato a richiedere il reddito di cittadinanza. D’accordo con gli altri attori del territorio che lo stanno seguendo, i volontari Caritas si impegnano a far sì che non ritorni in strada alla conclusione dell'emergenza freddo. Paolo accoglie molto positivamente le possibilità presentate e si prosegue nel suo percorso verso il recupero di una stabilità emotiva, psicologica, economica e sociale.
«Questa storia – raccontano gli operatori Caritas – ci insegna molto: tutti possiamo trovarci in situazioni di forte disagio. Perdere il lavoro e la casa mina le nostre certezze. Trovarsi a dormire in strada significa non dormire, significa avere paura di essere picchiati, derubati, non fidarsi di nessuno e avere freddo. E le persone psicologicamente più fragili possono sviluppare problemi psichiatrici. Questa storia ci insegna anche che qualcosa si può fare. Non sappiamo come andrà per Paolo, sappiamo però che si è potuto fare qualcosa perché varie persone si sono attivate: molti volontari gli stanno vicino e lo seguono nel suo percorso, vari enti ed associazioni (ne abbiamo riportate solo alcune), si sono attivate, si sono parlate e coordinate e ognuno, rispetto al servizio che gli è proprio, si è fatto avanti e si è messo in gioco».
Situazioni simili a quella di Paolo, a Padova, esistono. E fare qualcosa si può.