La messa in Coena Domini del vescovo Claudio all'Opsa: "Gesù desidera lavarci i piedi. Dobbiamo imparare a diventare piccoli per chiedere aiuto"
Le parole del vescovo Claudio che ha celebrato la messa in Coena Domini all'Opsa di Rubano: «Gesù desidera lavarci i piedi. Lui è il protagonista e noi gli andiamo incontro per permettergli di esercitare questo servizio. Dobbiamo imparare a diventare piccoli perché in noi si esprima l’invocazione, la richiesta di aiuto nella preghiera; ci affidiamo a Lui per essere sostenuti. Sono i poveri, i deboli, i feriti dalla vita che imparano questo atteggiamento».
«Il mio piccolo pellegrinaggio presso questa comunità è per me quasi coincidente con quel gesto che quest’anno non faremo: il lavare i piedi gli uni gli altri, come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni che oggi proclamiamo. Per noi questo ambiente costituisce più di un atto di generosità della nostra Chiesa verso chi ha bisogno; penso sia un dono che ci è stato fatto perché abbiamo bisogno per crescere nella fede, di queste esperienze. Potremmo definirla quasi una scuola di carità, un’esperienza che ci permette di ascoltare il Vangelo, soprattutto quello di oggi».
È con queste parole che il vescovo Claudio ha iniziato l’omelia nella messa in Coena Domini nel pomeriggio del giovedì santo, presso l’Opsa di Rubano. In questo luogo, sinonimo di accoglienza, molti ospiti della struttura hanno avuto l’occasione di celebrare l’inizio del triduo pasquale con il loro pastore. Il vescovo ha affermato, riferendosi sempre al Vangelo del giorno: «Gesù desidera lavarci i piedi. Lui è il protagonista e noi gli andiamo incontro per permettergli di esercitare questo servizio. In tale sua iniziativa noi possiamo collocare tutto ciò che è rappresentato dai nostri piedi: la nostra storia, le giornate in cui camminiamo e ci “sporchiamo”; chiediamo al Signore che “lavi” la nostra storia, personale e famigliare, perché Lui solo può arrivare a pulire le nostre sporcizie».
Tra i fedeli riuniti sguardi attenti e tanta emozione nell’ascoltare le parole intense e profonde del vescovo che ha aggiunto: «Dobbiamo imparare a diventare piccoli perché in noi si esprima l’invocazione, la richiesta di aiuto nella preghiera; ci affidiamo a Lui per essere sostenuti. Sono i poveri, i deboli, i feriti dalla vita che imparano questo atteggiamento».
Tra i presbiteri presenti alla celebrazione c’era anche don Roberto Ravazzolo, da poco nominato vice direttore dell’Opsa, che, a proposito della celebrazione odierna e di come la comunità dell’Opsa si sia preparata a questo appuntamento, ha affermato: «Questa messa è sentita moltissimo dalle varie componenti della casa; ci auguriamo possa rimotivare in uno stile di servizio reciproco e attenzione alle altrui e proprie fragilità. Questa celebrazione dice la missione della casa: monsignor Bortignon e Frasson che hanno dato vita a questa realtà, l’hanno pensata come luogo dove tutta la diocesi si sarebbe chinata sulle persone più deboli, più fragili in un gesto di carità e solidarietà che continua ancora oggi».
Concludendo, a proposito del periodo che si sta vivendo e di come la comunità lo stia affrontando, ha affermato: «C’è un po’ di fatica tra gli ospiti per il protrarsi della pandemia e delle misure di contenimento; pesa il non poter rivedere i famigliari. Però qui si vive anche tanta serenità, la solidarietà non manca. Segnali che rendono primaverile anche il tempo d’inverno».