La cooperativa Orizzonti sceglie un messaggio coraggioso per salutare la sua nuova sede
All'interno del progetto "Arcella social factory" vincitore del bando Città delle idee, la cooperativa Orizzonti, che ha scelto come nuova sede uno stabile in Arcella, tra via Bernina e via Annibale da Bassano, ha deciso di salutare il quartiere con un murale. Realizzato dal collettivo Nsn997, l'opera si concentra sul senso del donare, condividere e intercambiare. Piccoli gesti positivi per una rivoluzione silenziosa.
I ringraziamenti, solitamente, sono in coda a un discorso. Questa volta vien spontaneo dire “grazie” sin da subito e il destinatario è la cooperativa Orizzonti per il passo importante che sta facendo nel suo percorso e che coinvolgerà, positivamente, il quartiere Arcella. Dopo una lunga vita passata in via Citolo da Perugia, la cooperativa nata nel 2003 ha deciso di cambiar sede, di comprare un appartamento di due piani e di rimetterlo in sesto. “Grazie” perché sorge ad angolo tra via Bernina e via Annibale da Bassano, cioè in quella zona di quartiere critico, ma che esiste e non gli si devono voltare le spalle; “grazie” perché per salutare il loro ingresso hanno deciso di realizzare un enorme murale sulla grande facciata che si espone su via Annibale da Bassano.
Circa 50 metri quadrati di vernice, un pattern bicromatico bianco e nero con elementi vivi, gialli color oro; una moltitudine complessa ed eterogenea di personaggi donano e ricevono qualcosa; un interscambio positivo che crea legami trans-generazionali e trans-culturali. Rientra nel progetto “Arcella social factory”, vincitore del bando Città delle idee e porta la firma del collettivo Nsn997, tre street artist campani attivi da cinque anni in Spagna, Madrid è il loro quartier generale:
«Questa idea nasce da un concetto ideologico, quello della “propaganda positiva” – spiega Michelangelo, uno degli artisti, con un passato anche a Padova –. E’ la sintesi perfetta del nostro messaggio: il valore più importante che la società deve riscoprire è la condivisione, la socialità, l’apertura. Queste pepite, questo giallo oro attribuisce un valore astratto, ma che si realizza per davvero solamente nel gesto dello scambio».
Ala Yassin, Ilaria Serra ed Elisabetta Vergani, presidente il primo, vicepresidente la seconda e consigliere la terza di Orizzonti, guardano l’opera ormai conclusa e insieme dicono: «Noi siamo questo». Sin dalla nascita, la cooperativa è formata da un gruppo di mediatori interculturali, facilitatori linguistici e psicologi impegnati nell’ambito delle relazioni interculturali che si riconoscono in un progetto di promozione umana e di integrazione sociale centrato sulla persona.
Nella nuova sede, al piano terra, si sposta anche il centro clinico transculturale “Papalagi”, un servizio specializzato nel trattamento e nell’identificazione del disagio emergente nella crescente popolazione di richiedenti asilo e rifugiati, in questo momento in cui c’è bisogno di un’attenzione particolare ai processi psichici sottostanti e che ne conseguono, sia in chi migra che in chi accoglie.
E proprio di fronte la loro nuova sede c’è la chiesa Santissima Trinità dove, all’interno del patronato, organizzano corsi di italiano per migranti, dieci classi differenti, in cui vengono coinvolti anche ragazzi delle altre associazioni e cooperative. Rete e dialogo, torna ciclicamente il murale.
Una collezione di piccoli gesti e buone pratiche, una rivoluzione silenziosa che la street art sa cogliere e diffondere: “Share positive” c’è scritto sul fianco sinistro del pezzo che è un puzzle anche di richiami personali, soggettivi e nati dialogando con il territorio circostante. C’è la birra Raffo, propriamente tarantina, perché a Taranto Michelangelo c’ha lasciato un pezzo di cuore; c’è la gallina padovana, c’è la scritta “condivisione” in arabo, c’è una maglietta dei Run Dmc, storico trio di rapper, pionieri del “conscious rap”, della musica di denuncia e di critica sociale.
E alcuni di questi doni che si sgretolano tra mani bianche e nere, quasi a ricreare il gesto del pane spezzato, della convivialità.
Tutto questo è un invito a guardare ciò che ci circonda con occhi diversi: in fondo, come dice sorridendo Michelangelo, via Bernina non è altro che la strada che porta a una delle zone storiche e più ricche del graffitismo padovano e veneto, riconosciuto e stimato a livello internazionale.