La conversione del maschile per promuovere la natalità. Serve un’assunzione della responsabilità genitoriale da parte degli uomini
Per modificare il trend della natalità occorre partire da un punto differente: oggi se ci sono ancora figli in Italia lo dobbiamo soprattutto alle donne.
Dovremmo renderci conto che la crisi della natalità spesso diventa un boomerang che si ritorce sulle donne, perché sono loro le prime a essere chiamate in causa. In loro si produce una forte pressione, perché sono consapevoli che la scelta di diventare mamma non è solo un passo biografico che cambierà per sempre la propria identità, ma è una svolta che potrebbe interrompere in modo definitivo le loro aspirazioni professionali (come succede spesso), potrebbe vanificare la fatica di tutti i loro anni di studio (come hanno visto accadere intorno a loro).
Essere mamma non deve comportare – come invece avviene per molte donne – una cesura di altri ambiti di vita. Il dilemma figlio o lavoro ferisce il mondo femminile e come se non bastasse sta producendo un senso di colpa, che diventa un imbuto di non ritorno, perché la stragrande maggioranza delle donne non avrà il coraggio di tornare indietro, per mantenere una coerenza con la sua storia. Anche se, bisogna ammetterlo, a volte rischiano di essere stigmatizzate – come donne incomplete – donne senza figli.
Per modificare il trend della natalità occorre partire da un punto differente: oggi se ci sono ancora figli in Italia lo dobbiamo soprattutto alle donne.
C’è bisogno di una conversione del maschile. C’è un’assunzione della responsabilità genitoriale che va accettata. I padri non la possono più delegare, e alcuni non vorrebbero farlo, perché hanno compreso che essere papà costituisce parte della propria identità. Questo passa dalla capacità di cura: rimanere a casa quando il figlio è malato, uscire prima per accompagnarlo a una festicciola, prendere un permesso per andare a parlare con gli insegnanti. Quando si ristabilirà un equilibrio e la donna sarà liberata dall’idea di dover diventare una super mamma, la curva della natalità tornerà a crescere.
Questo cambiamento però deve essere accompagnato dalla società, da un sistema di welfare capace di una vera conciliazione tra vita e lavoro che passi dal potenziamento e dal riequilibrio dei congedi parentali obbligatori e facoltativi, ad esempio, dal rafforzamento dei servizi per l’infanzia, da una cultura del lavoro che valuti la produttività rispetto agli obiettivi e non il controllo della presenza rispetto al luogo di lavoro. Rischiamo altrimenti che la genitorialità sarà un lusso per pochi.