La chiusura del Sinodo all’Opsa. Ripartiamo e annunciamo
Maria Paola, Palma, Andrea, don Carlo, suor Mafalda, Sandra, Vincenzo, Fabio, Francesca, padre Roberto... Domenica scorsa, alla chiusura del Sinodo diocesano della Chiesa di Padova, mentre don Leopoldo Voltan chiamava queste persone, e molte altre, a ricevere dalle mani del vescovo la lettera post-sinodale Ripartiamo da Cana – in rappresentanza dei più diversi ambiti, ecclesiali e civili, della nostra Diocesi – mi sono sentita chiamata anch’io.
E la cosa, lo confesso, mi ha emozionato. Perché, come ha sottolineato don Claudio nella sua omelia, è ora di ripartire da Cana, dalla festa di nozze «dove abbiamo assaporato il vino nuovo e più buono di Gesù». Ma è anche ora, dopo aver partecipato del trasfigurarsi di Gesù con Pietro, Giacomo e Giovanni – come abbiamo ascoltato nel Vangelo di Marco domenica scorsa, la seconda di Quaresima – di scendere dal monte «e con Gesù, maestro e Signore, camminare senza indugio verso Gerusalemme». Sapendo bene, non dobbiamo dimenticarlo, «che scesi dal monte, dovremo passare dalla visione alla realtà della Pasqua, che affida ai discepoli e discepole la missione di annunciare a tutti quello che avevano sperimentato turbati e attoniti: il Signore è risorto». Ripartire, scendere, annunciare: questi verbi interpellano ciascuno di noi. Sono verbi “sinodali”: chiedono di camminare in compagnia di Gesù e di farlo insieme.
È stato bello, domenica scorsa, ritrovarsi alla mensa eucaristica. Quanti sorrisi scambiati, quanti «come stai?», quanti «speriamo di rivederci presto». Il cammino dell’Assemblea sinodale è stato un continuo “fare il pieno” di relazioni. Ma anche qualcosa di più... «Questa assemblea – ci ha detto il vescovo – è icona della trasfigurazione di Gesù: siamo qui insieme, un cuore solo e un’anima sola, con lo sguardo rivolto alla Parola del Signore; ci riconosciamo fratelli e sorelle invitati dal Padre alla stessa mensa, quella alla quale presta servizio come diacono Gesù stesso. Questa assemblea, con tutte le sue diversità, è raffigurazione di ciò che vuole diventare e con queste caratteristiche vuole camminare verso il domani». Sì, vogliamo camminare verso il domani. Insieme! Guidati da quelle “luci” che don Claudio ha individuato nel cammino sinodale: il fare esperienza di comunità missionarie perché fraterne; il riscoprire la chiamata a essere evangelizzatori; il vivere da comunità sorelle, sostenendosi a vicenda e condividendo, quando necessario, anche carismi e doni ministeriali; l’essere comunità aperte «in cui chiunque deve sentirsi accolto così com’è».