La Borsa e il caso GameStop. Ma l’economia è altra cosa
Al di là di un caso che si esaurirà in pochi giorni, resta una visione della Borsa che non seleziona il meglio, non guarda ai valori economici fondamentali di una società, non aiuta a far crescere l'occupazione, illude decine di migliaia di ragazzi che è possibile diventare milionari senza fatica, spesso senza conoscenza dei meccanismi dell'economia, dove i primi che arrivano fregano quelli che arriveranno dopo anche se amici sui social. È accaduto negli Stati Uniti dove milioni di americani si dilettano a giocare con il fai-da-te in Borsa. L'Europa non è al riparo. È il lato peggiore della finanza e una Borsa così, senza regole, non serve all'economia
Se c’era bisogno di una conferma del distacco fra le scommesse finanziarie e l’economia vera, la vicenda GameStop ha fornito l’ennesimo esempio. La Borsa torna a essere un luogo d’azzardo, dove bande di scommettitori si sfidano con modalità spettacolari buone per qualche libro o film non a caso già in preparazione. Tutto il contrario di quello che dovrebbero essere i mercati finanziari al servizio delle imprese e del risparmio. Un luogo dove dovrebbero essere comprate azioni di aziende sane con prospettive e vendute quelle che vanno male e sprecano i soldi dei loro azionisti. Quando non accade di peggio.
L’americana GameStop è una catena di vendita di videogiochi (presente anche in Italia), in difficoltà e quotata in modo molto deludente a Wall Street. L’improvvisa popolarità e comparsa di acquirenti di azioni non è legata a un nuovo prodotto di successo. È solo uno spericolato scontro di Borsa non diverso dalle corse clandestine o alle bische di ogni genere. Ammantato da un velo di democrazia, l’illusione dei tanti buoni contro i pochi cattivi. Le piattaforme social contro i salotti miliardari.
Cercando di tradurre e sintetizzare in termini non tecnici quanto è successo, possiamo descriverlo come l’acquisto simultaneo, da parte di diverse decine di migliaia di piccoli investitori, di azioni di una società quotata in Borsa che in precedenza era stata attaccata da fondi speculativi. Questi ultimi vendono titoli della società pur non avendoli (si dice allo scoperto) ritenendo che il valore dell’azione presa di mira scenderà. Guadagnano dalla differenza di prezzo tra quello della vendita del titolo non posseduto (che verrà invece da loro comprato nei giorni successivi a un valore più basso) e quello di acquisto. Se il prezzo di Borsa però non scende, perché tanti piccoli che si coordinano nei forum di Borsa e si comprano quelle azioni, i grandi speculatori non li troveranno se non pagando costi altissimi e sopportando grandi perdite.
Al di là di un caso che si esaurirà in pochi giorni, resta una visione della Borsa che non seleziona il meglio, non guarda ai valori economici fondamentali di una società, non aiuta a far crescere l’occupazione, illude decine di migliaia di ragazzi che è possibile diventare milionari senza fatica, spesso senza conoscenza dei meccanismi dell’economia, dove i primi che arrivano fregano quelli che arriveranno dopo anche se amici sui social. È accaduto negli Stati Uniti dove milioni di americani si dilettano a giocare con il fai-da-te in Borsa. L’Europa non è al riparo. È il lato peggiore della finanza e una Borsa così, senza regole, non serve all’economia.