L’agricoltura della buona terra. La conservazione dell'ambiente è sempre tra gli obiettivi dei coltivatori avveduti
Di pari passo con la crescita della multifunzionalità agricola (cioè con le attività agricole non solamente alimentari), si sono sviluppate anche altre tecniche che hanno accresciuto l’attenzione all’ambiente.
L’ambiente è per l’agricoltura il primo fattore della produzione. Gli agricoltori, quelli accorti almeno, lo sanno bene, da sempre. E non è questione d’affezione (o almeno non solo), ma di attenzione produttiva. Non è possibile, infatti, produrre qualità alimentare dove non c’è qualità ambientale. Certo, accanto all’ambiente inteso nella sua globalità, vengono poi gli altri elementi che concorrono al prodotto: il lavoro prima di tutto, i concimi, la selezione delle piante e degli animali, l’ingegno imprenditoriale, le macchine, i fitofarmaci, naturalmente la terra e l’acqua. Ma, rendersi conto della necessità di avere un ambiente sano, e concorrere a conservarlo, è un principio di base. Osservare più da vicino le sue molte declinazioni, aiuta allora a capire meglio la complessità del lavoro dei campi.
L’agricoltura moderna non è ovviamente come quella di un tempo. Gli eccessi ci sono e ci sono stati. Se si pensa, per esempio, all’uso indiscriminato di composti come il glifosato (erbicida a largo raggio d’azione, messo sotto accusa per la sua cancerogenicità e di fatto bandito in tempi moderni ormai da molti paesi), si capisce subito quanto facile sia eccedere e far danno (non solo all’ambiente ma anche agli essere viventi). Non è d’altra parte cosa di oggi. Basta ricordare, per capire meglio, che nella guerra del Vietnam vennero ampiamente usati composti chimici altamente tossici per defoliare le piante (il più noto è stato l’Agente arancio), tutti a base di erbicidi che prima e dopo vennero usati anche in agricoltura. Senza andare a quegli eccessi, è sufficiente anche rammentare che in agricolture estensive, diverse da quelle praticate in Europa, l’uso dell’aereo carico di pesticidi per controllare malerbe e malattie delle piante non è certo una pratica dismessa.
Eppure, l’attenzione all’ambiente da parte dei contadini – così come dei tecnici avveduti -, c’è sempre stata. Pochi, per esempio, sanno che quella che si chiama “lotta integrata” (cioè l’uso di tecniche con la minor quantità di prodotti chimici e con una forte attenzione ad interventi selettive), per la difesa delle piante da moltissime malattie, è una pratica ormai consolidata, studiata e applicata da decenni. Così come lo è la “lotta biologica”, analoga alla prima ma senza l’uso di prodotti chimici di sintesi. Che poi ancora oggi si applichino tecniche di coltivazione che risalgono a centinaia di anni fa (come le rotazioni di colture diverse sul medesimo campo), è cosa nota a chiunque faccia agricoltura con attenzione.
E non basta. In tempi recenti, per esempio, di pari passo con la crescita della multifunzionalità agricola (cioè con le attività agricole non solamente alimentari), si sono sviluppate anche altre tecniche che hanno accresciuto l’attenzione all’ambiente. Anche da parte di grandi aziende. Un esempio per tutti (ma non il solo), è quello di Caviro – grande cooperative vitivinicola – che a Faenza ha iniziato a produrre biometano usando i reflui delle attività di distillazione e della filiera agroindustriale del territorio, ottenendo non solo il gas ma anche residui di lavorazione ricchi di sostanza organica usati come fertilizzante naturale in agricoltura.
Occorre fare attenzione. Quanto ideato a realizzato da Caviro comporta investimenti che solo un’azienda con un fatturato di 330 milioni di euro e cinque milioni di clienti può sostenere. Ma ci possono anche essere esempi più modesti, magari frutto del lavoro di squadra di più aziende. E’ un dato di fatto, poi, che non tutta l’agricoltura sia improntata da uno approccio di questo genere (gli esempi anche qui non mancano, dalle vicende della Mucca pazza a quelle dei mangimi alla diossina, passando per i tanti episodi di tecniche scorrette nelle produzioni vegetali e animali).
Ma rimane il segnale: i buoni agricoltori (e sono tanti) sono anche buoni “guardiani dell’ambiente” che vedono non solo come la loro casa, ma anche come la loro “fabbrica”, che va mantenuta sana e pulita. Buona agricoltura significa sempre buona terra.
Andrea Zaghi