Il viaggio del gregge di Mattia di Porto Viro a Padova, 120 km lungo la via dei pascoli nell'anno della transumanza Unesco
Coldiretti Padova: il coronavirus non ha permesso il bis con le pecore in Prato della Valle. I pastori alle prese con la conseguenza delle restrizioni
Il 5 aprile scorso avrebbe dovuto portare un gregge di mille pecore in Prato della Valle per festeggiare con Coldiretti il riconoscimento della transumanza quale patrimonio Unesco, ma l’iniziativa è stata rinviata a causa dell’emergenza sanitaria. L’anno scorso nel cuore di Padova Mattia aveva portato oltre mille pecore, per una tosatura da record che aveva richiamato una folla di padovani. I suoi ovini però, anche quest’anno, da Porto Viro fino a Padova sono comunque arrivati giusto in questi giorni per compiere quella migrazione che altro non è che una buona prassi agricola perpetuata nel tempo e tramandata dalle generazioni di pastori.
Mattia Marcato, padovano di Piazzola sul Brenta, insieme al papà Ulisse è il fondatore della società “Pascoli Alti” che ha sede in provincia di Rovigo nel Parco del Delta del Po. Sono 5mila i capi allevati nelle stalle e che insieme ai cani si muovono lungo gli argini nelle campagne limitrofe per cercare prati più verdi. Una pratica riconosciuta universalmente tra le più rispettose dell’ambiente e del benessere animale, nonostante i divieti di passaggio, l’urbanizzazione dei centri urbani e le sanzioni imposte da amministrazioni comunali, genio civile e autorità locali. Mattia, ad ogni partenza, lo sa che saranno più le multe e le denunce che la gioia di godersi il paesaggio. Ma si tratta di lavoro soprattutto di passione per un mestiere che sembrava in via d’estinzione ma è tornato a conquistare l’interesse delle nuove generazioni.
Se tutto fosse andato per il verso giusto la manifestazione regionale organizzata con Coldiretti in particolare con il gruppo Donne Impresa nazionale avrebbe sancito un accordo di filiera con l’industria tessile per il recupero della lana tosata in piazza, il debutto della nuova produzione di yogurt di latte di pecora, la vendita di formaggio pecorino “Made in Polesine” e, dal punto di vista politico, la presentazione di una legge regionale che implementava “le vie dei pascoli” in Veneto. E quella di 120 km lungo i fiumi che percorrono il territorio, sfiorando postazioni strategiche della bonifica, con capitelli religiosi custodi di preghiere e memorie contadine avvolti in una bellezza naturale spontanea sarebbe stata la prima ad essere inserita nella mappa culturale esprimendo tutto il senso della normativa: conservazione della tradizione e sviluppo di un turismo esperenziale.
Purtroppo per la famiglia di Mattia Marcato il blocco dell’attività imposto dalle ordinanze ha provocato perdite e danni economici ai quali si aggiungono anche quelli legati al periodo della Santa Pasqua, visto che gli ordini sono azzerati. Così come per i colleghi dell’Alpago nel bellunese che stanno vivendo la stessa situazione con una specie autoctona dalla carne pregiata.
Il comparto ovicaprino veneto, ricorda Coldiretti, concorre a formare quel patrimonio zootecnico fatto di qualità, denominazione e di un’alta reputazione di bontà grazie a caratteristiche di igiene e sicurezza alimentare rispettate dagli allevatori.
Ieri durante la sosta alle porte della città del Santo le pecore di Mattia Marcato sono state ammirate dalla gente affacciata ai balconi dei condomini, e se per una volta il gregge non ha disturbato gli automobilisti ha richiamato comunque l’attenzione di una troupe della Rai che ha ripreso e mandato in onda il servizio al telegiornale, per dare testimonianza di una normalità dal messaggio straordinario.
Fonte: Coldiretti