Il vescovo Giuseppe Alberti condanna l'incendio dell'auto del parroco di Varapodio (RC), già oggetto di percosse
Don Gianni Rigoli, parroco delle comunità di Varapodio, è stato oggetto di un «grave atto intimidatorio» nella serata di sabato 4 febbraio. A fuoco la sua auto, a pochi metri dalla canonica. Il mese scorso don Rigoli era già stato oggetto di violenza.
Grave intimidazione a Varapodio, Reggio Calabria, nella diocesi di Oppido Mamertina Palmi, dove da poche settimane svolge il suo ministero episcopale mons. Giuseppe Alberti.
Ignoti, nella serata di sabato 4 febbraio, hanno incendiato l’auto del parroco don Gianni Rigoli, mentre celebrava la Messa vespertina nella chiesa di San Nicola. «Ulteriormente preoccupante è il contesto in cui si è verificato l’incendio – spiega la nota ufficiale della diocesi di Oppido Mamertina Palmi – poiché l’auto, una Fiat Panda, completamente distrutta dalle fiamme, era parcheggiata davanti alla porta della casa Canonica in via Giacomo Leopardi, luogo centrale del paese di Varapodio. Nella Canonica, al momento dell’incendio, si trovavano una decina di ragazzi, che, spaventati dalle fiamme, hanno dovuto sgombrare i locali attraverso un’uscita secondaria».
Don Gianni Rigoli – come ricorda la Gazzetta del Sud – a metà gennaio è stato oggetto di un altro gesto di violenza. Al termine di una funzione è stato avvicinato, privato del cellulare e colpito al volto con una testata.
In risposta a questo gesto inaccettabile, il Vescovo Alberti ha espresso il suo disappunto: «L’incendio dell’auto di Don Gianni rappresenta un duro colpo volto a destabilizzare ancora una volta la comunità in un momento in cui dialogo e riconciliazione sembravano costituire la via percorribile di pacifica serenità all’interno della comunità di Varapodio».
Il Vescovo Alberti, giunto personalmente in paese sabato sera, appena informato dell’accaduto, ha sottolineato, secondo la nota della diocesi, «l’importanza di affrontare le divergenze attraverso il confronto chiaro e aperto e ha invitato la comunità a unirsi in preghiera e a respingere la violenza, abbracciando i principi fondamentali di rispetto e tolleranza, auspicando che le autorità competenti conducano un’indagine completa sull’evento».
Totale condanna verso il fatto arriva anche da una rara nota ufficiale della Conferenza Episcopale Calabra. Questo gesto ignobile, scrivono i presuli calabresi «è un attacco diretto a tutti i cittadini della nostra preziosa regione, a tutti coloro che quotidianamente credono e lottano in modo onesto e rispettoso a favore della dignità altrui, contribuendo allo sviluppo di una Calabria che non può e non deve essere rappresentata da alcuni criminali accecati da una mentalità mafiosa: questo modo di agire e di pensare non appartiene all’etica e all’umanità dei calabresi!».