Il grest può diventare davvero seria risorsa pastorale

L’opportunità di coinvolgere gli adolescenti nella vita della comunità è grande, ma merita “pensieri” approfonditi

Il grest può diventare davvero seria risorsa pastorale

«Sembra quand’ero all’oratorio con tanto sole, tanti anni fa», cantava Adriano Celentano in una delle canzoni senza tempo della musica italiana. In queste settimane nelle nostre parrocchie è già iniziato il tempo “azzurro e lungo” dei grest. L’anno scorso il nostro ufficio di pastorale dei giovani ha contattato telefonicamente un campione di 200 parrocchie e in 171 di queste era presente il grest. Ovviamente i dati emersi sono solo proiezioni un po’ caserecce e a breve, grazie alla collaborazione con Noi Padova, procederemo con una mappatura completa.

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Tuttavia possiamo stimare che gli adolescenti che si prestano come animatori siano ben oltre 10 mila (già, un esercito!) e i bambini coinvolti tra i 6 e i 13 anni oltre i 35 mila. Questo ci dice che il grest è una grande opportunità per la cura degli adolescenti, spesso latitanti nei cammini ordinari dei gruppi formativi durante l’anno ma che sbocciano nei cortili dei centri parrocchiali come le primule a primavera. Preti, adulti, giovani ventenni che entrano nella macchina dei grest a vario titolo, come coordinatori, supporto logistico, collaboratori nelle attività di laboratorio o in cucina, helper nella preparazione, nella formazione o nella verifica, hanno la grande opportunità di entrare in contatto con adolescenti. Il grest insomma è un’esperienza da valorizzare, qualificare, far crescere perché sempre di più possa essere una risorsa pastorale e un’occasione per far assaporare il profumo della fraternità, una palestra per la crescita umana dei teenager e un’occasione di scoperta vocazionale e di crescita spirituale. Certo che se la parrocchia è assente e il grest diventa “cosa nostra” dei ragazzi a prescindere dalla comunità cristiana o se la proposta di fede è marginalizzata a un Padre nostro frettoloso tenendosi per mano…

Girando per le parrocchie, mi accorgo sempre di più della ricchezza e delle buone prassi che ci sono nella nostra Diocesi. Penso, per esempio, a una giovane coordinatrice di un grest della periferia di Padova che prima dell’inizio dell’esperienza parla quindici minuti con ciascuno dei 70 animatori annotando su un quadernino le motivazioni e gli obiettivi che ciascuno si prefigge, nell’ottica di un percorso di crescita personale che poi verifica – sempre personalmente – alla fine delle due settimane. Penso a un parroco che inserisce il grest nel quadro della proposta dell’Iniziazione cristiana e propone non solo la messa di inizio e di fine grest, ma anche la celebrazione del sacramento della riconciliazione a piccoli gruppi durante la mattinata.

Il nostro ufficio cura da tre anni, insieme a Noi Padova, la formazione diocesana degli animatori dei grest (Grestyle) che anche quest’anno ha coinvolto oltre 400 adolescenti provenienti da una cinquantina di parrocchie, accompagnati da un’equipe di 30 educatori dai 20 anni in su. È un percorso pensato in quattro anni, con due moduli base e due moduli avanzati che aiuta i ragazzi a vivere “con stile” l’esperienza del grest, progettando, vivendo con profondità la relazione educativa con i bambini e le relazioni con gli altri animatori, ma anche imparando l’arte del pregare e del pregare insieme. Oltre 120 giovani e adulti hanno invece partecipato alla formazione per i “coordinatori” dei grest, in cui abbiamo approfondito alcune tematiche legate alla privacy e alla gestione del gruppo animatori (www.giovanipadova.it/ formazione-grest/).

Insomma, continuando a cantare con Celentano la celeberrima Azzurro: se pensiamo di «non avere più risorse» pastorali con gli adolescenti, il grest è un «treno» carico di promessa e di «desideri» che merita «pensieri» approfonditi.

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