Il direttore risponde... Perché la Regione svilisce i suoi Parchi?
Neanche più del rispetto delle scadenze per il rinnovo del commissariamento si preoccupa la Regione. Quello del Parco dei Colli Euganei dura da più di tre anni e il 30 giugno scorso è scaduta l’ultima proroga. E ancora non si sa se, e di quanto, sia stata decisa l’ulteriore, inevitabile proroga.
Uno scandalo vergognoso che la Regione può permettersi contando su un sostanziale disinteresse dell’opinione pubblica. Situazione di cui non andar certo fieri, essendo anche questo disinteresse, a ben vedere, frutto dell’insensibilità regionale. Qualche sintetica considerazione a supporto di questi severi giudizi. Da quando l’attuale maggioranza amministra la Regione, ovvero dal 1995 (e Zaia ne è alla guida dal 2005) non si è fatto un solo nuovo parco. Ci si è accontentati di quei miseri cinque istituiti tra fine anni ‘80 e primi anni ‘90. Linea dettata da una sorda ostilità culturale, come se pensare ai parchi fosse un frivolo fastidio e non una operazione d’avanguardia per qualificare la politica del territorio. Ostilità certo favorita dalla gestione a dir poco scialba che dei parchi, del nostro in particolare, si è fatta. Risultato cui ha non poco contribuito, come detto, anche il sostanziale boicottaggio della stessa Regione che con la crisi epocale del 2008/09 ha visto finalmente l’occasione per lo smantellamento definitivo di questa istituzione. Per “ridurre le spese di funzionamento” con la finanziaria del 2011 aveva preannunciato un apposito disegno di legge “di riordino e razionalizzazione degli enti strumentali”. Che viene presentato nel luglio 2012. Ma l’obiettivo di fondo, altro che risparmio e razionalizzazione, diventa quello di limitare le competenze dei parchi al solo aspetto “naturalistico”, togliendo loro quelle in materia di territorio, ambiente e persino di paesaggio. Con il corollario di tutta una serie di pasticciate disposizioni. E per quattro anni la si è confusamente smenata (ma provvedendo nel frattempo a togliere i direttori, ridurre i fondi…). Nel 2016 l’affondo finale: il 17 maggio anche il parco dei Colli, come gli altri, viene commissariato. Ma solo in attesa della nuova legge, recita la delibera di Giunta, e al massimo per un anno, rinnovabile solo “per gravi ragioni”. Che chissà quali sono, perché il commissariamento viene successivamente prorogato nell’agosto e nel dicembre 2017, e ancora nel giugno 2018 fino al 30 giugno scorso. In una situazione peraltro divenuta ancor più sconcertante, perché nel frattempo la legge di “riordino” è arrivata e contiene scadenze ben precise per riavviare la macchina dei Parchi, messe anche per iscritto dal competente assessore regionale. Ma tutte immancabilmente disattese, continuando a prendere in giro mezzo mondo, peraltro fatalisticamente prono a subire questi sberleffi. Ha dell’inverosimile il groviglio di passaggi burocratici che continuano a tener ferma questa macchina. Troppo lungo documentarli. Altro che “autonomia”, vien da concludere. Se l’apposita commissione ministeriale prendesse questa gestione dei Parchi come esempio, invece che ampliarla, questa autonomia, forse si convincerebbe a limitarla.
Gianni Sandon
Caro Gianni, ho poco da aggiungere. Spiace vedere che l’impegno profuso per fare dell’area del Valdobbiadene un sito Unesco non trovi riscontro nella tutela e valorizzazione di altri angoli non meno preziosi e affascinanti. Forse è anche un po’ colpa nostra, come lei ricorda con delicatezza: dopo esserci occupati ripetute volte della situazione, siamo rimasti silenziosamente (e colpevolmente, visto l’andazzo...) in attesa. Spero che il suo contributo aiuti almeno a riaprire il dibattito.