Il Sinodo diocesano è stato un cammino generativo. E adesso? Dopo l'ultimo incontro ora al vescovo spettano le conclusioni
Ultimo incontro, domenica scorsa, dell’assemblea sinodale Ora, il lavoro compiuto su ministeri battesimali, gruppi della Parola e collaborazione tra parrocchie è stato affidato al vescovo per le sue conclusioni
È stata «grazie» la parola più pronunciata domenica scorsa, 17 dicembre, all’incontro conclusivo dell’assemblea sinodale. Grazie a tutte le persone che, in tempi e modi diversi, hanno dato il loro contributo perché il “processo del Sinodo” potesse compiersi: dai facilitatori degli spazi di dialogo (esperienza che ha coinvolto 13 mila persone nel territorio diocesano) alla commissione preparatoria, dalla segreteria del Sinodo ai moderatori dei gruppi di discernimento, dai relatori delle commissioni di studio e dei gruppi sinodali alla presidenza del Sinodo, dalla commissione di esperti a tutte le realtà parrocchiali, di volontariato e religiose che hanno accompagnato i lavori attraverso servizi di vario genere. Lo sguardo, poi, è stato rivolto agli inizi del cammino sinodale – tre anni fa, ma anche prima... – allo svolgimento e al dopo. «Nel primo anno – ha sottolineato mons. Giampaolo Dianin, vescovo di Chioggia, che ha accompagnato le prime tappe del cammino sinodale – alla domanda “che sogno di Chiesa hai?”, giungeva questa risposta: che sia in ascolto e sperimenti la gioia della fraternità. Al di là dell’esito finale, questo percorso risultava fondamentale. Abbiamo molto ascoltato, in fraternità, in intimità. E, dicendo questo, non posso non tornare a un’immagine: quella dei tavoli rotondi nell’aula Paolo VI, in Vaticano, attorno ai quali si è svolta la prima sessione del Sinodo sulla sinodalità, nell’ottobre scorso. Da quei tavoli rotondi – attorno ai quali erano seduti donne e uomini, laiche e laici, presbiteri...con papa Francesco – emerge un volto di Chiesa da cui non si può più tornare indietro». Guardando ai nove mesi di strada compiuta dall’assemblea sinodale, don Leopoldo Voltan – a nome della presidenza – si è chiesto: servirà questo Sinodo? «Frutti già ce ne sono: il coinvolgimento di tante persone negli spazi di dialogo e nei gruppi di discernimento sinodale; i 14 temi emersi; la fedeltà dell’assemblea sinodale (un gruppo di 353 persone estremamente eterogeneo) e il contributo che ha dato; la consapevolezza che la Chiesa è in un tempo di transizione e che serve un salto di qualità; la corresponsabilità radicata nel Vangelo... Sono tutti frutti preziosi che ci rimettono in viaggio. Servirà, dunque, questo Sinodo? Sì, per proiettarci in avanti con uno sguardo limpido e fiducioso. Ora affidiamo al vescovo Claudio il nostro lavoro per ricevere un orientamento concreto in merito al testo sui ministeri battesimali (relativo alla proposta 17); alla proposta 9: “I piccoli gruppi della Parola: una sperimentazione da incoraggiare e avviare”; e alla proposta 18: “Capire come attuare la collaborazione tra parrocchie vicine. Quale rapporto e interazione tra la singola parrocchia, le unità pastorali, il vicariato e gli eventuali gruppi di parrocchie” (le ultime due sono state votate domenica scorsa, ndr)». Il vescovo Claudio, ringraziando l’assemblea sinodale, ha evidenziato alcuni tratti importanti dell’esperienza vissuta: «È stato un percorso formativo per tutti noi. Siamo cresciuti. Si sono aperti interessi, domande, dubbi, speranze, che hanno messo in cammino tanti di noi. Questo percorso, poi, ci ha fatto sentire parte della Chiesa; abbiamo imparato a voler bene a una Chiesa concreta, di cui abbiamo conosciuto rughe ma anche bellezze e aspirazioni. Vogliamo bene a questa Chiesa; è la nostra Chiesa, è la nostra famiglia e insieme viviamo le fatiche e le gioie. Abbiamo visto anche tante diversità, ma non ci vogliamo lasciar spaventare. Le diversità sono una sfida per imparare a stare insieme nel rispetto, nell’attesa, nella ricerca perseverante di ciò che ci unisce: il Signore Gesù e la comunione che da lui scaturisce. Le diversità non sono opposizioni, ma il risultato di percorsi e storie diversi». In conclusione del suo intervento, don Claudio ha confidato ai membri dell’assemblea: «Non sarà facile, per me, indicare la strada. Dobbiamo passare da un Sinodo a una Chiesa sinodale. Pregate per me... Che sia lo spirito del Signore Gesù e l’amore per la Chiesa diocesana a guidare la decisione. Il Sinodo si conclude, ma si apre un altro percorso: per me di dare indicazioni concrete, per voi assemblea sinodale di accoglierle, per tutta la Chiesa di Padova di metterle in pratica». L’altra parola tanto pronunciata domenica scorsa, ma soprattutto intensamente pregata, è stata «generare». Che rimanda al Natale del Signore, in cui tutti siamo chiamati ad accogliere nel nostro “grembo” il Dio-con-noi; ma rimanda anche alle tante attese verso il futuro della Chiesa di Padova. Che tutti siamo chiamati a generare. Insieme.
Le tappe
28 febbraio 2021 Il vescovo Claudio annuncia con una lettera alle parrocchie il desiderio di indire il Sinodo della Chiesa di Padova;
16 maggio 2021 In Cattedrale, indizione del Sinodo diocesano. Momento vissuto in contemporanea in altre 14 chiese del territorio diocesano. Viene dato mandato alla Commissione preparatoria e alla Segreteria del Sinodo;
dal 16 maggio 2021 al 5 giugno 2022 Anno di preparazione;
5 giugno 2022 Apertura del Sinodo, vengono presentati i 14 temi e la presidenza;
da ottobre a dicembre 2022 Lavoro dei Gruppi di discernimento sinodale nel territorio e delle Commissioni di studio all’interno dell’Assemblea sinodale;
dal 15 aprile al 17 dicembre 2023 Si sono svolte le sei sessioni sinodali più quella conclusiva.
Celebrazione conclusiva il 25 febbraio all’Opsa
La celebrazione finale del Sinodo della Chiesa di Padova, in cui il vescovo Claudio consegnerà le sue conclusioni, si terrà domenica 25 febbraio all’Opsa. Sarà un momento di preghiera, ringraziamento e di orientamento per il futuro.