I familiari degli ospiti delle Rsa scrivono al Garante: "Diritto all'affettività"
Lettera di 30 comitati aderenti all'associazione Felicita per chiedere il ripristino delle visite dei parenti. “Gli anziani delle Rsa subiscono il danno di una prolungata esclusione dalla vita e dal possibile ritorno alla normalità. Rifiutano di alimentarsi e danno segni di peggioramento dello stato di salute”
Gli ospiti nelle Rsa sono ancora isolati, i parenti chiedono che siano ripristinate le visite. E hanno scritto una lettera a Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, per chiedergli “di favorire l’istituzione di forme di controllo nazionale, affidate nelle singole strutture anche ai rappresentanti dei parenti, affinché sia garantito ovunque il diritto agli incontri, secondo modalità rispettose della sicurezza ma anche della privacy necessaria alla reale ripresa delle relazioni parentali indispensabili alla sopravvivenza degli anziani”.
La lettera è firmata da Alessandro Azzoni, presidente dell'Associazione Felìcita per i Diritti nelle Rsa, nata per chiedere verità e giustizia sulle morti al Pio Albergo Trivulzio di Milano e che ora raccoglie anche la voce dei parenti di ospiti di altre case di riposo. Il 27 giugno, infatti, si è tenuto un primo incontro tra i parenti di anziani ricoverati in 30 strutture tra Milano, Crema, Torino, Bologna, Ferrara, Modena e Sassari. “Da parte di tutti i delegati si è rilevato che gran parte delle Rsa abbiano scelto di prolungare il blocco degli incontri o limitarne fortemente l’accesso con regole restrittive”, racconta Azzoni. Da qui la scelta di scrivere al Garante nazionale, perché sono preoccupati per la salute complessiva dei loro genitori o nonni. “Gli 88.571 attuali ospiti delle Rsa italiane, persone fragili e in gran parte non autosufficienti, sono da oltre tre mesi isolate dai loro familiari da misure di restrizione e costrizione che stanno mettendo seriamente a rischio l'esigibilità dei diritti fondamentali, quali il diritto alle relazioni, alla socialità e all’affettività”, si legge nella lettera.
“Combattere la solitudine degli anziani, tanto più nei casi di soggetti che non possono mantenere una normale vita di relazione senza l’aiuto determinante di altri -continua la lettera-, dovrebbe essere un dovere e una preoccupazione primaria da parte di strutture che hanno il compito di assicurarne la salute fisica e psicologica come diritto inviolabile dell’individuo, riconosciuto dall’articolo 32 della nostra Costituzione”.
“Dopo i danni dovuti alla mancata protezione, all’inosservanza delle regole di sicurezza, all’esclusione dalle cure ospedaliere, ora gli anziani delle Rsa subiscono il danno di una prolungata esclusione dalla vita e dal possibile ritorno alla normalità. Anziché favorire le visite di conforto secondo criteri di cautela nel buonsenso, alle strutture viene lasciata facoltà di valutare caso per caso, fino a limitare gli ingressi solo in casi improcrastinabili. La mancata o ridotta apertura degli incontri coi parenti, l’applicazione di regole restrittive o coercitive che snaturano gli effetti benefici del contatto visivo, connotando l’evento di valenze negative se non punitive da parte delle Strutture, vanno in direzione contraria alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità che determina la rimozione degli ostacoli alla piena partecipazione alla vita affettiva e sociale”.
“Alla nostra associazione giungono numerose segnalazioni da parte di parenti che non hanno potuto ancora incontrare i loro familiari, pur quelli in gravi condizioni psicofisiche, che rifiutano di alimentarsi e danno segni di peggioramento dello stato di salute”.
Dario Paladini