È tornato il fortepiano in piazzetta Forcellini: il restauro della tastiera per mano di volontari e comunità
Realizzati per la prima volta nel novembre del 2008, i tasti bianchi e neri consumati assieme alla loro memoria sono nuovamente lì per caratterizzare un pezzo di quartiere e per rendere omaggio a Bartolomeo Cristofori, cembalaro padovano e ideatore del fortepiano. Eppure questo murale, realizzato 11 anni fa assieme ai ragazzi di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'ospedale di Padova, partiva con un'altra idea: l'arte però sa intervenire e trasformare l'errore in una propria peculiarità e qualità identitaria di un pensiero divergente.
Splendente come non lo era ormai da anni, è tornato il fortepiano sulla lunga seduta all’interno di piazzetta Forcellini. Quasi 11 anni dopo la prima realizzazione, era il novembre del 2008, i tasti bianchi e neri consumati assieme alla loro memoria sono nuovamente lì a caratterizzare un pezzetto di quartiere, rendendo omaggio a Bartolomeo Cristofori, cembalaro padovano al servizio del gran principe di Toscana, Ferdinando de’ Medici, e inventore del precursore del pianoforte intorno agli inizi del Diciottesimo secolo.
Il murale, realizzato con il contributo del bando “Città delle idee” del Comune di Padova, è stato inaugurato domenica 13 ottobre accompagnato dalle note del “pianista fuori posto”, Paolo Zanarella. Il restauro, invece, ha visto l’impegno attivo di residenti e di volontari, nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12 ottobre, coordinati da Angela Bigi di “Città delle mamme” e da Anna Piratti, sguardo artistico e supervisore del progetto sia oggi che allora:
«Nel 2008 lavoravo per l’unità operativa di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'ospedale di Padova, con ragazzi tra i 17 e i 19 anni affetti da un forte disagio relazionale e sociali che nella struttura passavano molte ore prima di rientrare a casa la sera. Il medico mi disse che avevano bisogno di un’esperienza sana da vivere all’esterno, purché in un ambiente protetto perché la loro difficoltà era soprattutto la disistima e il giudizio degli altri. Fu il consiglio di quartiere a mostrarmi questo lato della piazzetta e mi venne l’idea di realizzare un intervento semplicissimo ma con la massima resa»
Dall'errore al senso di identità
La stesura del colore bianco sulla parte di sopra, il rosso nella parte inferiore che rappresenta la forza vitale, l’energia e la voglia dei ragazzi di esistere. E poi i tasti, realizzati prima con la sistemazione del nastro adesivo per delimitare il perimetro e poi dipinti di nero. Tutti arrivano a metà della parte inferiore della panchina, tranne uno che, invece, scende fino alla fine.
Fu un “errore” di un ragazzo, una tragedia per chi, come loro, fa fatica a sostenere la delusione e la frustrazione; quasi un mese di lavoro polverizzato da quella sbavatura. Ma ecco che interviene l’arte a correggere il tiro: non è più la tastiera di un pianoforte, ma di un fortepiano e quel tasto più nero degli altri, semplicemente, è lì a indicare la peculiarità di questo strumento in cui l’esecutore può pesare la pressione sul tasto producendo un suono differente: «Un errore possiamo addirittura trasformarlo in peculiarità e qualità identitaria dello sforzo che abbiamo fatto; possiamo riconoscerci nello sbaglio perché ci appelliamo alla creatività, al pensiero divergente», spiega ancora oggi Anna Piratti.
Il quartiere ha saputo cogliere il messaggio
«Che bello che siete tornati», hanno esclamato alcuni passanti durante il restauro della panchina in cui sono confluite le energie sorridenti dei volontari del servizio civile e della cooperativa Il Sestante, assieme a un geometra e una pianista che passavano di lì per caso e che hanno impugnato pennelli e colori per dare il proprio contributo: «Non basta solo avere le idee, ma è fondamentale trovare nel quartiere chi sa cogliere questi messaggi e attivarsi per trasformarli in qualcosa di utile e bello», ho detto all’assessora Francesca Benciolini.
Anche l’assessore Andrea Micalizzi è stato presente all’inaugurazione e ha voluto indossare lo stesso giubbotto di pelle con cui si presentò 11 anni, al tempo in qualità di presidente di quartiere: «E’ stato davvero emozionante riprendere questo progetto. Sono molto affezionato a questa idea perché qui ho conosciuto Anna Piratti e mi colpì molto la genialità e l'estro artistico nel vedere una tastiera su una seduta anonima in fondo alla piazza. La sua intuizione mi ha aperto gli occhi su come anche un angolo nascosto di città può avere una sua particolare suggestione che alimenta il senso di appartenenza dei cittadini».