E di Economia. Con il Coronavirus grandi e piccoli sono richiamati ad una parsimonia che è sana e fa crescere
Mai come adesso, in questa situazione di emergenza, possiamo capire che le risorse destinate alla sanità non riguardano sempre qualcun altro, ma tutti noi.
L’economia è lo studio dell’uomo nei suoi affari quotidiani.
Alfred Marshall
E di Economia. La parola economia richiama etimologicamente alle norme che regolano il buon governo della casa. Questo significa che è stretto il legame fra economia e famiglia perché la gestione della casa passa inevitabilmente attraverso le relazioni famigliari. Un primo elemento che sta a monte di tutte le altre regole e che connota in maniera molto forte lo stile di una famiglia è il valore che si dà ai soldi. Nella misura in cui i soldi sono solo uno strumento e non un fine ogni approccio economico cambia, la prospettiva è diversa. A ciò ci si educa fin da ragazzi e coi figli è necessaria un’attenzione specifica presto, senza aspettare che essi siano grandi ed escano di casa.
In questo tempo in balia del Coronavirus, con maggiore forza grandi e piccoli sono richiamati ad una parsimonia che è sana e fa crescere. I tg ci tengono informati sui possibili aiuti economici, siamo divisi in categorie professionali, ma prevale un senso di solidarietà condivisa. Anche le persone meno coinvolte dalla malattia, hanno potuto sperimentare che non tutto si può comprare nel momento stesso in cui lo si desidera. Che ci sono delle priorità, una scala di valori. Significa capire non solo quanto costa un tale oggetto ma che fatica c’è dietro quel bene o quella prestazione. Anche imparare a giudicare le altre persone prescindendo dalla loro ricchezza economica è un esercizio che aiuta i giovani ad una valutazione ampia della persona che si ha di fronte.
Una volta stabilito che non sono i soldi in sé a fare la felicità, si tratta di essere realisti e di imparare ad amministrarli. In quest’ottica i genitori, che hanno deciso di condividere i loro beni il giorno del matrimonio (a prescindere dalle clausole giuridiche) sono invitati a condividere le loro scelte con i figli che man mano diventano grandi. Le scelte di priorità possono essere tante: dalla scelta della scuola, alle vacanze, dalla gestione delle utenze, alla spesa di ogni giorno, oggi più del solito voce delicata. La famiglia è un soggetto di corresponsabilità in cui ciascuno si fa carico dei bisogni dell’altro e commisura i suoi alla luce di quelli altrui.
Se vogliamo l’immagine è simile a quando viene messo in tavola il piatto di portata ed è bene contarsi prima di prendere per sé. In un contesto più ampio è come se ci si tenesse sempre in allenamento e si chiedesse ai membri della famiglia di saper vivere un mese con un budget stabilito. Con questa trasparenza risulta evidente che anche l’acquisto di uno o cinque pacchetti di figurine all’edicola non dipende solo dall’accondiscendenza di un papà a fronte delle insistenze del figlio, ma si colloca in un discorso più organico su cosa sia davvero ogni volta necessario.
Oggi, chiusi nelle nostre case, molti con il lavoro fermo o a rischio, abbiamo imparato a fare un’economia diversa. Inizialmente qualcuno ha avuto addirittura la tentazione di accaparrarsi cibo e generi di prima necessità, poi abbiamo capito che i beni non sarebbero spariti, ma che toccava e tocca a noi saper fare provviste con oculatezza, non consumare certi prodotti in modo spasmodico solo per il fatto che passiamo a casa più ore, ma moderarci per ottimizzare tempo e risorse. Gestire i turni della spesa, sapendo che andare al supermercato non può essere una scappata, ma comporta un impiego di tempo molto maggiore, anche questo è economia. Quello che è evidente è che ogni nostra azione ha un valore non fosse altro perché il tempo che impieghiamo per compierla è in qualche modo monetizzabile.
Pensiamo a come in queste settimane molti di noi abbiano commutato in smartworking la loro attività lavorativa. Uno dei principali elementi messi in campo è proprio il tempo e mai come adesso si può dire che esso è denaro. Vi sono poi i mezzi tecnologici che oggi abbiamo a disposizione, anch’essi hanno un grande valore e dalle nostre case ce ne rendiamo conto in maniera macroscopica in queste settimane di quarantena. Solo trent’anni fa non saremmo stati in grado di vedere i nostri figli “a scuola” nelle loro camere domestiche. Anche la gestione di questi spazi in relazione al tempo, organizzare la giornata secondo gli eventi di tutti e di ciascuno, i momenti individuali e quelli collettivi, anche questa è economia.
Abbiamo bisogno di metabolizzare il concetto che “fare economia” non significa prima di tutto risparmiare ma dare il giusto valore alle cose, far fruttare ciò che si possiede per un bene più largo, più condiviso. In realtà, pur nell’ansia dovuta all’epidemia, dobbiamo riconoscere che questo è un tempo favorevole per comprendere di più. Mai come adesso, in questa situazione di emergenza, possiamo capire che la differenza fra lo stipendio di un calciatore e quello di un infermiere è qualcosa di scandaloso, che le risorse destinate alla sanità non riguardano sempre qualcun altro, ma tutti noi, che non si può lucrare sulla salute delle persone aumentando il prezzo dei dispositivi di protezione individuale per il semplice fatto che sono difficili da reperire.
È questo un tempo in cui siamo invitati a risparmiare le energie per quando si potrà uscire di nuovo e ci sarà bisogno di ricucire il nostro tessuto sociale che ha come subito una cesura. Allora, all’interno della nostra economia, nel bilancio di dare ed avere, ci dovrà essere uno spazio dedicato alla festa, al fare festa gli uni con gli altri, a renderci un poco più felici. In sostanza significa saper vedere i propri beni anche in un’ottica di dono, di aggiunta gratuita e magari a sorpresa. Lasciare sempre uno spazio a questa creatività economica è viatico di un’esistenza più lieta anche nella più grande sobrietà.