Dopo il Sinodo la Chiesa cambia: meno arroccata e più fraterna
All'indomani della celebrazione conclusiva del Sinodo diocesano, mons. Cipolla ha incontrato i giornalisti e ha illustrato la lettera post-sinodale Ripartiamo da Cana, soffermandosi soprattutto sui tre testi votati dall'Assemblea sinodale.
Una Chiesa meno arroccata. Una Chiesa più fraterna, capace di entrare nelle questioni della vita vera delle persone. Una Chiesa più inclusiva, in collaborazione con altre realtà civili e sociali, sempre più attenta ai poveri e agli emarginati. E soprattutto in grado di superare lo scollamento che oggi in molti percepiscono tra la religione e le dinamiche esistenziali.
Così il vescovo Claudio Cipolla, nella conferenza stampa di stamani nel palazzo vescovile, ha tratteggiato la Chiesa padovana del domani a partire dalla lettera post-sinodale Ripartiamo da Cana che ieri ha consegnato alla Diocesi durante la celebrazione conclusiva del Sinodo che era stato annunciato nel maggio 2021 e poi aperto nel giugno 2022.
«Una lettera – ha spiegato mons. Cipolla ai cronisti – che ha raccolto e rispettato tutte le indicazioni che in questi anni sono giunte da migliaia di persone in tutto il territorio diocesano e poi dall’Assemblea sinodale. Su tutto questo c’è stato un discernimento per scegliere ciò che ci è sembrato più importante».
Tre le parole chiave scelte dal vescovo. Sinodo: il contesto culturale in cui la Chiesa è immersa è cambiato completamente, perciò è stato importante che anche la Diocesi si mettesse in cammino. Metodo: compiere questo grande passo di guardare al futuro cercando la partecipazione di tutti i cristiani che abitano questo territorio. Esodo: cioè uscire, accettare con umiltà di lasciare il certo per l’incerto, sapendo di imboccare una strada con ostacoli e imprevisti ma guidati dalla bussola del Vangelo.
Il vescovo si è poi soffermato sui tre testi che l’Assemblea sinodale ha discusso e votato e che, in quanto allegati sono parte integrante della lettera post-sinodale. «Il primo, dedicato ai ministeri battesimali, è il più importante – ha commentato – La Chiesa cerca il futuro nelle sue origini, esattamente come leggiamo nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli: in un contesto in cui spesso identifichiamo le parrocchie e la Chiesa stessa con noi vescovi, preti o diaconi, è necessario rimettere la comunità al centro. San Paolo stesso non invia mai le sue lettere ai pastori, ma direttamente alle comunità di una certa città. Pertanto questo è il soggetto da rivitalizzare: pur in assenza di un presbitero, ci sono persone che credono nel Vangelo e si fanno carico di curare la vita comunitaria, anche con il sostegno del clero. Così istituiremo dei ministri che opereranno in équipe per un tempo prestabilito e che non saranno i delegati della comunità per un certo ambito, avranno anzi il compiuto di animare tutta la comunità perché sia attiva in questo».
La seconda proposta votata dal Sinodo è stata quella che prevede la nascita di piccoli gruppi che si riuniscono attorno alla Paola di Dio: «Si tratta di mettere la fede sempre più in dialogo con la vita – ha aggiunto don Claudio – Pensiamo a famiglie che abitano vicine, piccoli gruppi di conoscenti, di colleghi, senza la presenza di specialisti. Non è altro che il Vangelo che incrocia la vita».
Infine la riorganizzazione della Chiesa sul territorio: il fatto nuovo è la scelta del nome per le realtà che vedono una certo numero di parrocchia vicine collaborare, che non sarà unità pastorali o gruppi di parrocchie, bensì Collaborazioni pastorali. In allegato alla lettera post-sinodale ci sono le tabelle con le bozze dei 54 gruppi di parrocchie (di cui dieci nella città di Padova) suddivisi in 14 vicariati (ora sono 32). Su questo tuttavia si apre una consultazione a cui le comunità parrocchiali sono invitate a prendere parte da qui alla primavera 2025.
Il primo passo da compiere oggi è il rinnovamento degli organismi di comunione, vale a dire i Consigli pastorali parrocchiali e i Consigli parrocchiali per la gestione economica, che saranno chiamati nei cinque anni dei loro mandati a implementare nelle vite delle comunità le scelte del Sinodo diocesano. I tempi in questo caso sono certi: ad aprile la raccolta delle disponibilità, a maggio il voto, a giugno la presentazione alle rispettive parrocchie durante una messa domenicale.