Don Luca Susana prete domenica 19 maggio. Camminare insieme: questo è il mio sogno
Luca Susana, classe 1991, originario di Merano, abita dal 2005 a Valbona di Lozzo Atestino. Dopo la laurea triennale in ingegneria nell’ottobre 2015 è entrato a Casa Sant’Andrea. Negli anni di seminario ha prestato servizio nelle parrocchie del Redentore di Monselice e Selvazzano Dentro. Ora è a Mejaniga.
Don Luca, dal 19 maggio entri a far parte dei presbiteri di questa Diocesi. Quale emozione a pochi giorni dall’ordinazione? «Tanta gioia davanti a tutti gli inviti che sto mandando alle persone a cui voglio bene e che ho conosciuto durante il mio percorso. Tante persone sono contente e partecipano di questa gioia e questo mi rende tanto felice. Una gioia condivisa dalle comunità in cui sei cresciuto e in quelle in cui sei stato da chierico e da diacono. «A Valbona hanno già fatto delle riunioni per organizzare le celebrazioni. Farò le prime messe a Valbona e a Lozzo Atestino, dato che ho lavorato con entrambe le comunità. E poi lascio che ci siano delle sorprese. Saranno presenti in tanti: non sarà solo festa per me, ma di tutte le comunità». Due parole. Prete, perché? «Due parole? Ma io ne avrei tante per rispondere! Perché lungo il corso della mia vita il Signore si è presentato molte volte tramite tante persone che mi hanno voluto bene, tramite anche quegli incontri che mi hanno lasciato un segno, incontri che mi hanno detto qualcosa di bello e hanno avuto una ricaduta sul mio vissuto. Tanta la gioia di scoprire questo Signore che è risorto e che ci ama, ci vuole bene; mi ama, mi vuole bene: questo il motivo principale per cui ho scelto – mi sono sentito chiamato – su questa strada». Quali le voci utili a discernere e riconoscere questa chiamata tra le tante del mondo? «Certamente l’esperienza vissuta in parrocchia come educatore di Azione cattolica, di aiuto-catechista e nei vari cori delle parrocchie di Lozzo e Valbona. Mi hanno aiutato ad assaporare la vita parrocchiale. In modo particolare, nel mio ultimo anno di università, ho fatto l’esperienza di un camposcuola e mi sono sentito a casa nello stare con i giovani, nell’essere educatore, nel vivere la preghiera insieme agli altri». Come ti vedi tra cinque, dieci, venti, trent’anni? Che tipo di prete vuoi essere? «Per ora “non mi vedo”. Mi lascio sorprendere, anche da me stesso e da quello che mi verrà proposto dalle persone che andrò a incontrare o che mi incontreranno, le comunità in cui andrò a servire. Lo farò con lo stile della disponibilità, dell’accoglienza e dell’ascolto». Nelle ultime settimane tanti ti avranno raggiunto per farti gli auguri. Ribaltiamo lo scenario: in attesa della tua ordinazione, cosa auguri tu alla Chiesa di Padova? Cosa ti aspetti da lei e cosa sogni per lei? «Sogno di camminare insieme. Sogno di camminare insieme con le persone, con la Chiesa, avendo una strada comune da percorrere, che è la strada che ci indica il Vangelo. È il mio sogno per la Chiesa di Padova e per la Chiesa mondiale. Di solito, quando si cammina con tante persone c’è chi vuole decidere, chi vuole fare e chi no, chi si ferma. Ma tu cerchi di aiutare, di rialzare, di trascinare chi cammina con te perché sei consapevole che è camminando che il Signore si avvicina e ti incontra».
Andrea Canton