Don Damiano Terzo prete domenica 19 maggio. Credo nelle relazioni e nel confronto
Damiano Terzo è nato nel 1998 a Villa Estense ma a vive a Casalserugo dal 2006. Ha frequentato il Seminario Minore e poi il Maggiore. Da chierico è stato a Rio e San Leopoldo, al Redentore, ad Arsego e con il servizio civile a Cadoneghe. Ora è diacono a Tencarola.
Don Damiano, la tua storia ti porta, il 19 maggio, a diventare prete. Come la stai vivendo? «Vivo questi momenti con grande riconoscenza per tutto ciò che ho ricevuto nel mio cammino, per le persone che ho incontrato e per la presenza costante del Signore, anche nei momenti di difficoltà». Tante comunità ti hanno accompagnato. «Ho vissuto gran parte della mia vita a Casalserugo, che si sta preparando bene all’ordinazione. La mia comunità ha già vissuto, qualche anno fa, l’ordinazione di due sacerdoti, don Mattia Francescon e don Giuliano Piovan. Anche a Tencarola sento la vicinanza di tutti». Cosa ti affascinava nella figura del prete diocesano? «Il mio percorso, che inizia in Seminario Minore, nasce grazie all’esperienza di preti e seminaristi contenti. Se volessi usare quattro parole per riassumere il mio cammino inizierei con “vediamo”, proseguirei con “interessante”, la domanda poi “ti sbagli?” e infine “adesso ho capito”. Messe insieme viene fuori “vita”. E proprio il percorso “ChiamalaVita” in cui sono inserito quest’anno mi ha aiutato a rileggere tutto il mio cammino, potendo anche gioire di chi lo sta iniziando». La tua chiamata è segno di testimonianza. Come la racconteresti a chi non conosce questo mondo? «Durante il mio itinerario formativo ho potuto vivere anche l’esperienza del servizio civile in un ambito non parrocchiale, a confronto con persone che vivevano in modo diverso da me e con un diverso modo di pensare. Ho imparato che mettendosi a “fare guerre” non si raggiunge niente. Il confronto, invece, parte da una relazione. Allora puoi anche parlare di te e raccontare in modo semplice il tuo rapporto con il Signore che illumina la tua vita». Già da seminarista hai dimostrato una particolare predilezione per la pastorale sociale e la dottrina sociale della Chiesa. Sarai infatti anche tra i delegati di Padova alla prossima Settimana sociale, a luglio, a Trieste. «Questo interesse nasce dall’esperienza di servizio civile in un ente pubblico nell’ambito dei servizi sociali. Lì una persona mi ha detto che “i giovani non fanno voti”, e dunque non ha senso investire su di loro. Io non ne sono convinto, così ho scelto di approfondire il tema dal punto di vista teologico nella mia tesi, alla luce delle encicliche Fratelli tutti e Laudato si’ di papa Francesco. La partecipazione, tema della Settimana sociale, è uno dei sei pilastri della dottrina sociale. Anche il Sinodo ci ha detto che dobbiamo instaurare processi partecipativi». Sarai a servizio della Chiesa di Padova. Come te la immagini nel futuro? «Ci sarà un tempo in cui probabilmente metteremo da parte tante cose. Ma ritorneremo anche a scelte più chiare nel rapporto con il Signore. Come preti e come comunità dovremo veramente scegliere cosa fare. Io sono speranzoso: questa Chiesa alla fine non l’abbiamo voluta noi, l’ha voluta il Signore.
Andrea Canton