Domande dal silenzio. I 600.000 malati di Alzheimer e il 25 settembre
Seicentomila persone con le loro famiglie sono una parte consistente della società che bussa alla porta della politica.
Sono 600.000 in Italia e oltre 30 milioni nel mondo le persone che soffrono Alzheimer la malattia neurodegenerativa scoperta 120 anni fa.
Sono 600.000 volti che, come molti altri, vivono una fragilità condivisa da familiari, volontari e figure professionali mentre troppo spesso si spegne nella cultura dello scarto.
La frenetica campagna elettorale a caccia di voti e assai raramente con lo sguardo sui volti conferma una disattenzione trasversale: qualche enunciazione di principio non è sufficiente per comprovare la volontà di rispondere alle domande che vengono dal silenzio della fragilità.
Seicentomila persone con le loro famiglie sono una parte consistente della società che bussa alla porta della politica. Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione di psicogeriatria dice: “Quelle persone non sono cittadini di serie B: alla politica non chiediamo altro che maggiori servizi”.
Quale spazio per loro in una società che intenta nella difesa di interessi di parte dimentica che il bene comune si realizza solo quando è stata restituita dignità e diritti ai più fragili?
C’é, come sempre, qualcuno rompe la crosta dell’indifferenza: ai malati di Alzheimer hanno dato voce quanti domenica 11 settembre hanno partecipato a una maratona e a una marcia da Cesena a Cesenatico.
“Spesso – scrive il card. Matteo Zuppi presidente della Conferenza episcopale italiana, presente alla manifestazione – le persone con Alzheimer vivono nella solitudine e il peso del loro accudimento ricade quasi completamente sulle famiglie. Dobbiamo contribuire a far crescere una società che sappia accogliere la malattia e aiutare le famiglie”.
C’è traccia di un cantiere politico per costruire questa società nelle parole e nei programmi elettorali? Si trova qualche spunto interessante ma non bastano i frammenti per trasmettere l’insieme, per indicare un orizzonte. Non basta qualche accenno agli ultimi per esprimere la visione di una società solidale, per far crescere una speranza sociale.
Nei programmi elettorali secondo una lettura del settimanale Vita (31 agosto) non compare la parola sussidiarietà, la parola che indica l’aiuto della politica e delle istituzioni a quei soggetti, i corpi intermedi, che svolgono con gratuità molteplici servizi alla persona.
Alla vigilia delle elezioni politiche le persone fragili, come i malati di Alzheimer, ricordano che una politica senza “parole sociali” non è politica. Andare a votare significa raccogliere le loro domande e quelle di tutte le persone fragili per trasformare il loro silenzio in un grido, in un impegno che sosta e va oltre il 25 settembre.