Dio assume le nostre dimensioni. Siamo fatti per stare con Lui
Immaginare, supporre, calcolare, inventare linguaggi nuovi, interpretare, andare al di là di ciò che conosciamo come consueto, conosciuto, ragionevolmente accettabile. Se fisicamente rientriamo in tutto e per tutto nel regno animale, accanto agli altri esseri viventi, l’intelligenza di cui siamo portatori – non gli unici, ma i più dotati – ci distingue da tutto ciò che ci circonda.
Siamo in grado di trascendere noi stessi, di superare una conoscenza puramente materiale, di renderci consapevoli della nostra realtà più intima – la coscienza – in grado di cogliere la propria finitezza ma anche di interrogarsi sul mistero profondo della propria esistenza.
E dentro a questo mistero siamo continuamente alla ricerca di risposte, consapevoli che ogni domanda archiviata in realtà apre un mondo intero da esplorare, carico di nuove domande.
La ricerca scientifica vive di questo, perché in fondo sappiamo che la realtà supera di gran lunga la fantasia.
Quando guardiamo all’universo questa sensazione aumenta in modo esponenziale, e quando ci accostiamo a oggetti particolari come i buchi neri abbiamo un’idea – vaga ma potente – di come la realtà possa sorprenderci. Si tratta di oggetti che hanno un campo gravitazionale talmente intenso che né la materia né la radiazione elettromagnetica riesce a sfuggire alla loro influenza. Sono i resti di stelle massicce che hanno raggiunto ormai l’ultimo stadio della loro evoluzione, e sono famosi per essere considerati dei veri e propri “mangiatori” di materia.
Poco più di un anno fa è stata realizzata la prima immagine di un buco nero, per la precisione quello che si trova al centro della galassia M87, con una massa pari a 6,5 miliardi di volte quella del sole, a una distanza di 55 milioni di anni luce da noi. Un vero e proprio gigante che attira su di sé una quantità enorme di materia.
Una scoperta non meno importante è stata divulgata pochi giorni fa: è stato osservato il buco nero più vicino a noi, “solo” 1000 anni luce di distanza, con una massa di almeno 4 volte quella del sole.
La straordinarietà è data dal fatto che si tratta di un buco nero non attivo, cioè che non interagisce con l’ambiente circostante, il primo di questo tipo ad essere scoperto. Finora infatti era stata solo ipotizzata l’esistenza di buchi neri con tali caratteristiche, di cui l’universo potrebbe essere pieno.
La realtà però non si ferma alla straordinarietà di oggetti come i buchi neri.
Ce n’è un’altra altrettanto complessa, straordinaria, entusiasmante e spesso fragile, che è la nostra umanità, la stessa che ci permette di penetrare così a fondo la natura.
Una poesia non è meno potente di un buco nero, così come La Notte Stellata di Van Gogh, o un Notturno di Chopin. Mondi che abitiamo più o meno coscientemente, capaci di dilatare i nostri confini, tanto da incrociarne uno che, in fondo, li comprende tutti. È quello di un Dio che, per porsi alla nostra altezza, per farsi comprendere e per amarci fino in fondo, ha assunto le nostre dimensioni, la nostra intelligenza, la nostra autotrascendenza. Lui come noi – e noi come lui – capace di salire su un monte di notte e, sotto alla vastità dell’universo, godere della presenza e dell’amore del Padre. Lui, capace di rovesciare tutte le nostre conoscenze su Dio, una realtà che supera definitivamente la nostra fantasia, ma che non si tira indietro dal farsi conoscere, un po’ alla volta, sempre più profondamente. Per rivelarci che, alla fin fine, siamo fatti proprio per questo: per stare con lui.