“Corona d’Avvento”. La sola corona è della sua regalità
Regalità La “corona d’Avvento”, che appartiene alla devozione popolare, accompagna la preghiera «nelle case dei cristiani». Non c’entra con Cristo...
Quando apriamo il Messale per la prima domenica di Avvento, troviamo l’antifona d’ingresso che invita a confidare in Dio. Si apre un tempo di grazia in cui, come dice san Cirillo di Gerusalemme: «Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti, non è unica la sua venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l’altra porterà una corona di divina regalità» (Cat. 15, 1. 3; pag. 33, 870-874). Da nessuna parte troviamo citata una corona di Avvento da preparare, da mettere sull’altare, da accendere di volta in volta con un rito particolare. Essa non appartiene alla liturgia dell’Avvento, ma alla devozione popolare. Nel Direttorio su pietà popolare e liturgia del 2002 troviamo scritto: «La disposizione di quattro ceri su una corona di rami sempre verdi, in uso soprattutto nei Paesi germanici e nell’America del Nord, è divenuta simbolo dell’Avvento nelle case dei cristiani» (n. 98). Essa quindi accompagna il tempo di Avvento per la preghiera in famiglia “nelle case dei cristiani”, non nelle chiese. La celebrazione liturgica non indugia in un conto alla rovescia, come se fossimo in attesa di una nascita: Cristo è già nato! È già morto e risorto e per questo è presente in ogni liturgia. L’unica corona è quella della sua regalità, incisa nel cuore dei fedeli.