Competenze relazionali. La capacità di rapportarsi in modo corretto tra le persone che popolano la scuola è una priorità
C’è una vicenda che coinvolge una scuola primaria di Pavia, dove si è consumata una particolare vicenda di “bullismo”.
E’ inevitabile che in questi primi giorni di settembre i riflettori che si orientano sul mondo della scuola siano puntati anzitutto su alcune “zone” di interesse specifico.
La prima, vista la situazione contingente della pandemia che ci affligge da tempo, è quella della sicurezza in classe, collegata allo stesso tempo alla possibilità di fare effettivamente e liberamente scuola.
Da questo punto di vista gli orientamenti per il ritorno nelle aule senza mascherine, la cura per il monitoraggio di eventuali focolai di Covid, l’attenzione a riprendere eventualmente in tutta fretta atteggiamenti e disposizioni cautelativi portano a rassicurare su una ripresa “normale” dell’attività didattica.
La seconda “zona critica” – che in realtà per anni è stata la prima – resta invece quella legata al corretto avvio delle lezioni attraverso le nomine degli insegnanti. Quante volte, per quanti anni abbiamo sentito proclamare dai ministri di turno che a settembre non ci sarebbero state cattedre scoperte. La realtà è che ogni anno il balletto delle nomine, delle chiamate e degli incarichi è complesso e a volte prolungato. Anche quest’anno, nonostante le buone intenzioni di tutti, sta avvenendo la stessa cosa. Probabilmente si tratta di una inevitabile condizione per la macchina scolastica, così complessa da risultare gestibile con immensa fatica. E questo nonostante concorsi, immissioni in ruolo e tanta buona volontà.
C’è però in questi giorni un riflettore che punta su una vicenda che parrebbe marginale e coinvolge una scuola primaria di Pavia, dove alcune maestre sono state trasferite e dove si è consumata una particolare vicenda di “bullismo” – così ne parlano i media – che ha coinvolto maestre, famiglie e allievi. Con una chat di WhatsApp incriminata, un piccolo di 8 anni nel mirino, provvedimenti disciplinari e anche assoluzioni.
Non entriamo nel merito della vicenda, che richiederebbe informazioni approfondite. Non tocca a noi, Però vale la pena di raccogliere il segnale, cioè l’attenzione al fenomeno del bullismo o, se si vuole esprimere meglio, delle “buone relazioni” nell’ambito scolastico.
Relazioni che coinvolgono certamente gli studenti – di ogni età – tra di loro (e quante volte la cronaca si è interessata a casi di vere e proprie prevaricazioni, in alcuni casi sfociati addirittura in tragedie), ma relazioni che riguardano un po’ tutti i protagonisti del mondo scolastico, dai docenti alle famiglie. La capacità di rapportarsi in modo corretto tra le persone che popolano la scuola – e con l’attenzione primaria ai soggetti in educazione – è una priorità.
Sta qui, in fondo, il cuore della professionalità degli insegnanti: al di là delle competenze disciplinari, sono quelle relazionali che fanno la differenza. Se la scuola è quell’ambiente dove si cresce, si educa attraverso l’apprendimento di conoscenze e capacità, ebbene l’intreccio di relazioni, le dinamiche dei rapporti, la padronanza delle emozioni e la consapevolezza delle conseguenze delle azioni degli adulti coinvolti è decisiva.
Allora quel riflettore marginale che abbiamo ricordato – la vicenda di Pavia – invita a rilanciare proprio questo aspetto del mondo scolastico, la responsabilità condivisa e la consapevolezza dei ruoli, la correttezza nei rapporti.
Occupiamo le cattedre, certo. Togliamo le mascherine, bene. Torniamo a guardarci in faccia: e questo ci ricordi che siamo coinvolti in un processo educativo che vede tutti, sia pure in diversi modi, responsabili.