“Chiudere il Cpr e chiedere danno di immagine”, raccolta firme a Milano

I milanesi firmatari chiedono che il sindaco Sala si rivolga al ministero dell’Interno, anche eventualmente portandolo in giudizio, per chiudere il centro e risarcire il danno arrecato alla comunità territoriale

“Chiudere il Cpr e chiedere danno di immagine”, raccolta firme a Milano

L’esistenza del Cpr (centro per il rimpatrio) di via Corelli rappresenta una vera e propria negazione dei principi  statutari della Città di Milano: per questo alcuni  cittadini  milanesi  hanno presentato una formale istanza al Sindaco Giuseppe Sala affinché si attivi per ottenere la chiusura del CPR e un risarcimento per il danno all’immagine e all’identità della Città. A supporto dell’azione popolare promossa, si chiede alla comunità milanese che si riconosce nelle parole dello Statuto e intende difenderne i principi, di sottoscrivere un appello affinché tali valori non vengano svuotati di significato dall’inerzia legittimante delle istituzioni di fronte all’orrore e alla vergogna del centro di via Corelli. ActionAid, Altreconomia, Antigone Lombardia, ASGI, Cild, Le Carbet, Mai più lager - No ai Cpr, MeltingPot, Naga, Spazi Circolari e gli altri firmatari dell’appello chiedono al Sindaco Giuseppe Sala di esercitare i propri poteri di rappresentanza e di rivendicare e difendere gli alti valori espressi nello Statuto del Comune di Milano, respingendo fermamente la possibilità che i milanesi senza cittadinanza e senza documenti possano subire forme di detenzione strutturalmente incompatibili con il rispetto dei diritti fondamentali. L’altra richiesta è di chiedere al Ministero dell’Interno di chiudere il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di via Corelli e risarcire il Comune di Milano per il danno da lesione dell’immagine e dell’identità cittadina arrecato alla comunità territoriale. L’azione popolare verrà presentata al convegno Gli Stati Generali sulla detenzione amministrativa che si terrà al Teatro Officina di Milano il 17 e il 18 maggio 2024. 

“Fin dalla sua riapertura, avvenuta oltre tre anni e mezzo fa, il Cpr (centro per il rimpatrio) di Milano è stato teatro di profonda sofferenza e di costante violazione di diritti inviolabili, quali il diritto alla difesa, alla salute, a una vita dignitosa, alla libertà di comunicazione. La scarsa trasparenza legata alla gestione privata del centro e a quanto accade all’interno rende da sempre il Cpr impermeabile alla società civile, ostacolandone le diverse possibilità di denuncia. Atti di violenza istituzionale, rivolte e forme individuali di protesta, quali - su tutti - l’autolesionismo e i tentativi di suicidio, avvengono quotidianamente. Nonostante le documentate condizioni di vita inumane e degradanti e le inchieste da parte della Procura, il Governo non ascolta le innumerevoli denunce da parte della società civile e annuncia l’idea di aprire un secondo Cpr sul territorio milanese - si legge nella nota -. Secondo lo Statuto della Città di Milano, è compito del Comune garantire “uguaglianza di trattamento alle persone e alle formazioni sociali nell’esercizio delle libertà e dei diritti, senza distinzione di età, sesso, razza, lingua, religione, opinione e condizione personale e sociale” e che l’Amministrazione comunale“riconosce e concorre a garantire le libertà e i diritti costituzionali delle persone e delle formazioni sociali, informa la sua azione all’esigenza di rendere effettivamente possibile a tutti l’esercizio dei loro diritti”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)