Catechesi. Don Carlo Broccardo: «La pandemia ci ha “costretto” a cambiare marcia»
Dalla necessità alla scelta. Lo scorso anno, quando sembrava che il Covid stesse “cedendo”, avremmo tutti voluto accelerare. E invece...
In questo mese di maggio continuiamo a “esplorare” alcune delle linee guida che l’Ufficio catechistico nazionale ci ha proposto nel settembre del 2020. È vero: quando è uscito quel documento sembrava che la fase acuta del Covid fosse ormai alle spalle. Speravamo tutti di “ripartire”, magari sotto sotto con il desiderio che si potesse tornare a quei ritmi a cui eravamo abituati prima della pandemia. E invece quest’anno pastorale è stato ancora anomalo, tra “aperture” e “chiusure”, dal giallo al rosso passando per l’arancione; è stato un anno di grandi incertezze. Forse questa è la cosa che più ha pesato su tutti noi: quel non sapere quando tutto finirà o almeno come sarà la settimana prossima.
In questo contesto scopriamo come preziosa l’indicazione che ci veniva data nello scorso settembre: provate ad affrontare la “nuova” realtà con calma sapiente. È paradossale: molti avrebbero voluto piuttosto accelerare i tempi, comprimere i percorsi, celebrare subito i sacramenti prima dell’ennesima chiusura. Ma quando siamo riusciti a non lasciarci prendere dall’urgenza, ci siamo accorti che forse stiamo imparando un modo migliore di stare insieme e di “fare catechesi”: la calma di chi cura le relazioni attraverso l’accoglienza e l’ascolto; la sapienza di chi si prende tempo per condividere timori, incertezze ma anche desideri e prospettive, per accorgersi che il tempo della sofferenza non ci ha completamente abbattuti.
A volte capita che la necessità si trasformi in virtù, come dice il proverbio. Siamo stati “costretti” a cambiare marcia, ad andare più piano, a progettare tenendo conto della realtà e delle persone. Lo abbiamo fatto per necessità; ora può diventare una scelta.