Caritas Padova. La storia di Cheng. Quando l’Amore tende la mano
Cheng, Adelina, Antonio: sono solo tre delle numerose persone che, grazie ai volontari Caritas – in rete con vari soggetti del territorio – hanno ricominciato a guardare al futuro con fiducia. Cheng, arrivato in Italia dieci anni fa, a causa della pandemia ha perso il lavoro. Poi si è ammalato. Grazie a un lavoro in rete è riuscito a tornare dalla sua famiglia
Non festeggia il Natale solo perché nel suo paese il Natale non si celebra. Ma per Cheng (lo chiameremo così, anche se non è il suo vero nome) questo 25 dicembre è un giorno sereno, circondato dal sostegno dei suoi cari, perché qualcuno, in nome dell’Amore che nasce nel mondo, gli ha voluto tendere la mano nel momento più difficile.
La storia di Cheng assomiglia a quella di molti cinesi in Italia. Arrivato dieci anni fa, aveva messo in piedi un’attività in Puglia, l’aveva affidata a un dipendente e si era spostato in Veneto per un altro lavoro nell’ambito della ristorazione. Il Coronavirus, il lockdown, la crisi. E quando Cheng si ritrova senza impiego, la sorte gli gioca un altro brutto tiro. Un ascesso alla gamba che non guarisce, l’ospedale, la diagnosi di diabete di tipo 1. Le frontiere chiuse, nessun amico in zona in grado di aiutarlo, i risparmi che vanno in fumo in pochi mesi. Un tentativo – disperato – di tornare a casa e un biglietto aereo comprato con gli ultimi spiccioli, ma l’imbarco rifiutato proprio per le sue condizioni di salute.
«Mi occupo di persone cinesi vittime di tratta e sfruttamento lavorativo e sessuale per il progetto “Navigare” – racconta la mediatrice linguistica-culturale Giorgia Crivellaro – e a volte con il passaparola veniamo a conoscenza di situazioni di difficoltà. Una signora mi ha raccontato di Cheng, che allora stava in un bed and breakfast in zona stazione». L’ultima spiaggia. Quando Giorgia Crivellaro incontra Cheng questo pesa solo 33 chili e i valori del diabete sono fuori da ogni schema. Viene portato in ospedale dove viene rimesso in sesto. Lo si aiuta anche con il permesso di soggiorno scaduto.
Il lavoro di rete fa entrare in gioco la Caritas diocesana di Padova: «Gli hanno trovato un alloggio in una casa famiglia per adulti maschi, individuando anche una persona per accompagnarlo alle visite mediche». Passata l’emergenza, ma ancora malato, Cheng decide che la cosa migliore per lui è tornare in Cina. Lì la sua famiglia – che abita nella regione del Zhejiang – era disponibile ad accoglierlo. Non solo: a quanto pare il diabete mellito è un tratto ereditario comune a molti suoi parenti e sono abituati a prendersene cura con rimedi efficaci. «Caritas è stata determinante – continua Crivellaro – in quanto ha riconosciuto subito l’emergenza e ha raccolto i fondi necessari per il rimpatrio».
Un viaggio non semplice, tra lunghe quarantene in alberghi Covid cinesi obbligatori e a pagamento, specie in quelle condizioni di salute. Ma Cheng è finalmente a casa. «Ci ha detto che non dimenticherà mai questa generosità, e che d’ora in avanti anche lui sarà attento alle esigenze e ai bisogni degli altri. Ora che ha riabbracciato la madre e i fratelli vuole mandarci dei regali. Purtroppo, per molti immigrati senza famiglia i legami nelle comunità etniche riguardano sempre il lavoro, e chi non può più lavorare si ritrova a volte da solo». In questo caso, però, la solidarietà ha superato lingue, confini, diffidenze. Buon Natale, Cheng.