Carabiniere ucciso a Roma. Il ricordo dell’Ordinario, del parroco e dei colleghi: “Umile e vicino alla gente”
Fermati due giovani americani per l'assassinio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il 35enne era volontario dell'Ordine di Malta: "Distribuiva pasti ai senzatetto e alle persone in difficoltà". Il frate che lo ha sposato: "Era una speranza di una buona famiglia cristiana"
I colleghi dell’Arma ricordano le notti in cui svolgeva il suo servizio di volontario alla stazione Termini, le sue attenzioni verso i più poveri. Il parroco che lo ha accompagnato nel suo percorso fino al matrimonio con Rosa Maria, la capacità di saper ascoltare i bisogni dell’altro. Nella vita di Mario Cerciello Rega c’era il dolore per la morte del padre. Ma c’era anche un sogno d’amore coronato appena 44 giorni fa, a Somma Vesuviana, località in provincia di Napoli in cui era nato. A Roma, dove era in servizio, il vicebrigadiere 35enne ha perso la sua vita con otto coltellate, la notte scorsa, durante un controllo in seguito a un tentativo di estorsione. Due i cittadini americani fermati, uno avrebbe confessato di essere l’autore materiale dell’accoltellamento. Anche l’arma del delitto sarebbe stata trovata nella loro camera d’albergo.
Mentre le indagini erano ancora in corso, numerosi i messaggi istituzionali di cordoglio: dall’Arma dei Carabinieri, che ha ricordato l’“esistenza consacrata agli altri e al dovere” del collega scomparso, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha definito la morte del giovane vicebrigadiere nell’esercizio delle sue funzioni “una profonda ferita per lo Stato”. Per lui anche il pensiero del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri.
I funerali di Stato saranno celebrati, lunedì, nella chiesa di Santa Croce in Santa Maria del Pozzo, a Somma Vesuviana. A presiederli sarà il cappellano militare o l’Ordinario, mons. Santo Marcianò, che ricorda la “limpida testimonianza di servizio umile e vicino alla gente” di Mario. “Ci sentiamo particolarmente vicini, come Chiesa dell’Ordinariato Militare, alla moglie e a tutti i familiari”.
L’arcivescovo indica nella sua una di quelle “testimonianze di eroicità quotidiana, che non balzano agli onori delle cronache e non fanno ‘notizia’, disseminate nella storia della Famiglia dell’Arma dei Carabinieri”. E auspica “una maggiore attenzione per coloro che vegliano sulla sicurezza di tutti noi”.
Nella stessa chiesa di Somma Vesuviana il giovane vicebrigadiere era stato battezzato e si era sposato recentemente.
Il parroco che ha celebrato il suo matrimonio, padre Casimiro Sedzimir, ripercorre nella memoria i momenti condivisi con Mario, lo definisce “un ragazzo socievole, con il cuore aperto per ascoltare l’altro e dare tutto quello che poteva: aiutare, spiegare, essere presente sempre”.
Una persona che il frate francescano aveva preso particolarmente a cuore dopo la morte del padre, dieci anni fa. “Mario si prese la responsabilità di portare avanti la famiglia e, quando stava ancora qui, di aiutare a crescere la piccola sorellina che accompagnava spesso al catechismo. Per noi era una grande speranza di una buona famiglia cristiana”.
Poi, dal 2009 il trasferimento e l’inizio del servizio nell’Arma, ma “ogni due settimane tornava da noi”.
Nella voce commossa dei colleghi, il ricordo di “un ragazzo d’oro”, che “faceva volontariato tutte le settimane, partecipava ai pellegrinaggi a Lourdes e Loreto”, assistendo i malati.
A parlare, in particolare, è il luogotenente Sandro Ottaviani, comandante della Stazione dei Carabinieri Farnese, dove Mario Cerciello Rega era in servizio. “Non ha mai fatto un arresto, senza aver comunque offerto alla persona arrestata da mangiare e da bere, laddove ne aveva bisogno dava i suoi indumenti. Il quartiere si mobiliterà perché era un punto di riferimento per tutta la comunità. Abbiamo perso un servitore dello Stato”.
Nelle notti più fredde Mario era lì: sotto i tetti della stazione Termini e della stazione Tiburtina, al fianco degli altri volontari dell’Ordine di Malta. Prestava dal 2009 servizio nella delegazione romana: distribuiva pasti ai senzatetto e alle persone in difficoltà.
“Un impegno costante e regolare portato avanti con dedizione e passione”, riferisce l’Ordine. Per questo motivo, nel 2013 gli era stata conferita un’onorificenza al Merito Melitense. “Una perdita terribile per tutta la comunità. Perdiamo tutti un uomo generoso, leale, animato da un profondo senso di responsabilità”, dice fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, gran maestro dell’Ordine di Malta.
Filippo Passantino