"Uno sfregio alla Terra Santa". Le emozioni del vescovo emerito di Padova Antonio Mattiazzo, dal 2019 al servizio in Terra Santa
Sarebbe dovuto essere a Gerusalemme per presenziare alla professione solenne di alcuni frati di cui è amico ed è legato. Invece, per altri motivi ha fatto rientro in Italia.
E da qui osserva le scene strazianti del conflitto in atto. Mons. Antonio Mattiazzo, vescovo emerito della Diocesi di Padova, è dal 2019 a servizio della Custodia di Terra Santa, dapprima a Nazareth e poi a Betlemme: «Questi attacchi, queste morti, queste violenze io le considero alla stregua di un sacrilegio. È uno sfregio enorme alla Terra Santa, santa anche perché fatta di fede, di giustizia, di fratellanza. E qui c’è solo tanta ingiustizia». Le sue parole arrivano in contemporanea, nel pomeriggio di martedì 10 ottobre, mentre scorrendo gli aggiornamenti in tempo reale si scopre che è partita una raffica di missili Israele dal Libano, più o meno in contemporanea con una serie di bombardamenti di Hamas in territorio israeliano, come quello molto consistente sulla città di Ashkelon. E così, il suo pensiero, diventa ancor più stringente: «Questa vicenda è grave, anzi gravissima: c’è sempre stato in questi anni, fin dalla ricostituzione dello stato ebraico, un conflitto latente che ogni tanto esplodeva. Chi vive lì lo sa. Ma questa volta si è andati oltre il limite prevedibile perché ha beffato l’intelligence israeliana, che sembrava essere infallibile e attenta alla sicurezza interna. Tutto questo è squarciato e avrà conseguenze pesanti, temo». I suoi timori sono per le vite umane, quelle degli innocenti presi come ostaggi e come pedine per minacciare, fare la voce grossa: «Questo acuirà solamente la crisi e ci potranno essere ripercussioni internazionali. Difficile prevedere quel che succederà: la logica di Israele è quella di ritorcere totalmente il danno subito e avendo accusato questa umiliazione, credo che la reazione sarà radicale». Mons. Antonio Mattiazzo ha intenzione di ritornare lì, ma nonostante l’impossibilità e i chilometri di distanza rivolge a quella terra una preghiera: «Dio illumini coloro che hanno queste gravissime responsabilità, preghiamo per il rispetto della vita umana, degli innocenti, dei civili che non centrano mai. E che sia una preghiera caratterizzata dal riferimento ad Abramo, che accomuna noi cristiani, ebrei e musulmani. Penso anche ai pellegrinaggi, che erano ripresi dopo gli anni difficili della pandemia. Questo genererà un danno spirituale enorme, ma anche materiale perché tanti vivevano con l’apporto dei fedeli».
Striscia di Gaza, 187 mila persone via dalle loro case
Secondo un rapporto dell’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, attualmente nella Striscia di Gaza più di 187 mila persone hanno dovuto lasciare le proprie case.